“Occhi Grandi” – Report finale esperienza di GloCal Service Learning di Lucrezia Calafini, studentessa magistrale di psicologia – UNIPD

Petrolina e la Ilha do Fogo al tramonto: Juazeiro


Ora parliamo di un viaggio, iniziato ben prima di salire sull’aereo e che, sono certa, non terminerà col rientro a casa.

Locandina seminario formativo
Primo anno di magistrale presso l’università di Padova: città nuova, università diversa. Lezione di “Mentoring” online con la partecipazione di un esterno, Nicola Andrian; fu così che conobbi il programma di ricerca e scambi Intereurisland e il Bando ULISSE, opportunità offerta dall’università di Padova per trascorrere un periodo della formazione all’estero. Nicola, coordinatore del programma, ci presentò la possibilità di esperienze di mobilità verso il Brasile, grazie all’accordo firmato fra l’UNIPD e l’Università dello Stato della Bahia, UNEB, nella regione nord-est.

La prospettiva di poter svolgere il tirocinio pre-laurea in Brasile mi sembrava un sogno. Fu esattamente in questo giorno che iniziò il mio viaggio; la mia meta era diventata arrivare a poter vivere questa esperienza oltre oceano. Passo a passo, giorno dopo giorno l’obiettivo diventava sempre più tangibile: le lezioni di portoghese, la domanda per il bando, gli incontri di formazione (online) con gli altri partecipanti. La concretezza di questo viaggio era però costantemente smorzata dalla pandemia in corso; il covid ha aggiunto un tocco di incertezza durante tutto il periodo pre-partenza. Comprare i biglietti per i voli, preparare le valigie, restare al passo con la burocrazia, tutto veniva percepito con più distacco. L’inizio non è stato semplice, dedicarsi completamente a tutte queste attività senza avere la certezza di poter davvero raggiungere il Brasile a causa dei continui cambiamenti dettati da questi anni di instabilità non è stato così immediato. Ma fu così che, con non poca sorpresa, il giorno 17 settembre mi sono imbarcata nel viaggio che mi avrebbe fatta arrivare a Petrolina, nello Stato del Pernambuco, il 18 settembre verso mezzo giorno.

Da qui inizia il viaggio con la sua cruda realtà, il confronto con una cultura differente, ora sono davvero lontano da casa, ho oltrepassato l’oceano mettendo in pausa quella che per 25 anni è stata la mia quotidianità e che, per almeno tre mesi, resterà là ad aspettare il mio rientro.

Formazione pre-partenza in Bivacco
Chiariamoci, il pre-partenza con tutte le attività e gli incontri inizia a darti un’idea di come sarà questa esperienza, ma quando l’aereo atterra in quel piccolo aeroporto di Petrolina, lì, in quel momento si ha l’inizio concreto del viaggio. Nelle attività formative previste pre-partenza ho avuto la possibilità di conoscere coloro che sono diventat* mi* compagn* di avventura. Tre studentesse e uno studente che, ancora, non avevo alba di come avrebbero reso indimenticabile questa esperienza.

Ora resta solo da capire come condensare questi mesi in queste poche righe, come tramutare le emozioni, le sensazioni, gli odori in parole affinché tu, lettore/rice, possa percepire e condividere, almeno in parte, i sapori e la vita che hanno arricchito questo viaggio. Prometto che farò il possibile affiche tu possa sperimentare un poco di Brasile, del Brasile che ho vissuto.

Il primo periodo e in un certo senso anche l’ultimo sono stati i più difficili. Come dice quel detto italiano: “Quando vieni al sud piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai”, ecco, direi che aiuta a dare una cornice all’esperienza.

Come dicevo, già dal ridotto aeroporto di Petrolina si inizia a percepire distintamente come ci si trovi in un luogo che non trasmette familiarità, ma l’eccitazione iniziale rende il tutto confuso, caotico, così finisci per non prestare troppa attenzione al turbinio di emozioni che ti tempesta dentro. Nicola ci sta aspettando in aeroporto, dopo i primi saluti ci dirigiamo a quella che sarebbe diventata la nostra dimora per i tre mesi che avremmo passato qui, una casa di studenti provenienti da varie zone del Brasile.

Morro de Pai Inácio – Gita fuori porta

Un luogo perfetto per avvolgersi in questa cultura, poter vivere con de* ragazz* brasilian* della nostra età è stata davvero un’opportunità immensa.

Abbiamo avuto la possibilità di migliorare la nostra conoscenza linguistica, imparato a cucinare piatti tipici e tutte le volte che incontravamo una difficoltà o un dubbio culturale avevamo a chi chiedere a disposizione. Già dai primi giorni abbiamo iniziato ad accrescere la nostra rete sociale, certo, il nostro essere stranier* attivava la curiosità degli abitanti di due città piccole poco abituate ad essere mete turistiche e questo, forse, ci ha reso più semplice intrecciare relazioni. Fatto sta che ci siamo trovati ad organizzare il tempo tra lo studio, il tirocinio e una colorata vita sociale.

Il tirocinio è cominciato con un tour dei vari enti locali, partner del programma, tra i quali avremmo dovuto scegliere quale ci avrebbe ospitato per questa esperienza formativa.

Visita alla SEDES, Juazeiro
Questo periodo mi ha dato la possibilità di apprendere molte informazioni che definirei più “burocratiche” tra cui come venga gestito il tema della salute mentale o le carceri minorili qui in Brasile; e questioni più “umane” potendo ascoltare i racconti di chi questi luoghi li vive sia per lavorare che per usufruire dei servizi o per necessità. Questo ha dato le basi per creare una maggiore confidenza con questo mondo che, almeno all’inizio, pareva così lontano da casa. I confronti, i racconti, le spiegazioni, il poter immergersi e toccare con mano differenti sfaccettature di umanità ci ha aiutato a iniziare a costruire il nostro spazio anche qui nelle città di Petrolina e Juazeiro.

Quando l’euforia iniziale ha iniziato a scemare, la cruda realtà ha preso il sopravvento, portandosi dietro una serie di dubbi e paure non espresse, le diversità si fanno più marcate e ci si chiede se si è all’altezza, se saremo “abbastanza”, se forse questo, tutto questo, non è semplicemente troppo. Ma, senza rendersene davvero conto, ci si abitua, ci si adatta. Nel primo periodo quasi tutta l’attenzione si dedica al prendere le misure, al comprendere, al bilanciare e senza percepirlo si inizia a costruire una quotidianità e a fissarsi degli obiettivi concreti. E si finisce per prendere il ritmo e ad accostumarsi a questa nuova realtà.

Così tra le attività teoriche con il programma di Mestrado PPGESA della UNEB (realizzate on-line), il tirocinio negli enti della comunità, gli eventi culturali, il teatro, le chiacchiere, la musica e i bar si entra in contatto con un ventaglio ben variegato di persone che con le loro storie ti rendono sempre più parte di questo mondo.

Riunione (Focus group) equipe Bea&Intereurisland 2021
Come è prevedibile, anche dopo aver trovato il proprio spazio, i momenti di difficoltà e insicurezza si sono ripresentati, ma nessuno di noi è mai stato da solo ad affrontarli; un grazie va a* mi* compagn* di viaggio, dell’equipe Bea&Intereurisland 2021, che si sono sempre resi disponibili per supportare, discutere, affrontare le paure degli altri. Nessuno è mai stato lasciato soccombere ai propri dubbi, ma anzi, ogni volta i momenti ‘no’ si sono trasformati in occasioni per crescere assieme.
Ma passiamo a parlare della mia esperienza di stage. Ho svolto le mie 400 ore di rito in 3 enti differenti:

Pastoral da Mulher. Ente che lavora con donne in condizione di prostituzione nella città di Juazeiro.

Casa di accoglienza per minori – SEDES, Juazeiro. Ente che si occupa di minori vittime di violenza e abusi allontanati dalle proprie famiglie, della Segreteria di Sviluppo Sociale, Donne e Diversità del Comune di Juazeiro.

CAPS Infanto-Juvenil. Centro di Attenzione Psico-Sociale, Infanzia e gioventù: In questo ente ho seguito un gruppo di incontro di adolescenti che si teneva il venerdì pomeriggio.

Come stavo dicendo nell’ultimo ente seguivo una unica attività il resto del tempo disponibile veniva spartito tra gli altri due.

La Pastoral da Mulher è un ente che si occupa di aiutare donne in condizione di prostituzione, offrendo loro diversi servizi fra i quali: la possibilità di consultare un medico in sede, diversi corsi formativi, sessioni di terapie olistiche, consulto psicologico e tutto il supporto che l’equipe della Pastoral, tutta al femminile, possa offrire.

Momento di presentazione della Pastoral da Mulher all’equipe

 

Già prima di partire ero interessata a svolgere il mio tirocinio presso questa istituzione, ma la prima volta che sono entrata, durante il giro degli enti, la sensazione che fosse il posto dove volessi fermarmi si è fatta più intensa. Grazie a loro ho potuto seguire alcune delle attività che il centro propone, conversare con le donne che passavano durante le giornate di accoglienza e accompagnare l’equipe nell’ “abordagem” di strada, ovvero andare ad incontrare le donne nei luoghi di lavoro, conoscendole o re-incontrandole, presentando il centro, dando informazioni riguardo alle attività e alle possibilità che avrebbero potuto incontrare in questo luogo e distribuendo info e profilattici. Assieme ad una delle altre studentesse italiane abbiamo creato e condotto alcune attività per concludere un ciclo di incontri a cui un gruppo di donne aveva preso parte, al Centro di Terapie Naturali Gianni Bande – CETGIB, nel quartiere João Paulo II, di Juazeiro.

Attività condotta al CETGIB

Incontro al CETGIB

Sicuramente ho vissuto esperienze dure: ho assistito a donne parlare della morte di persone care con una naturalezza a cui non sono abituata e dopo il primo approccio in strada (abordagem) a cui ho preso parte sono tornata a casa con un vortice di emozioni che, se non avessi avuto il supporto de* altr*, avrei dovuto affrontare da sola senza saper come.

In Italia non ho mai avuto molte occasioni di interagire col mondo della prostituzione e aver potuto scoprire un po’ di più anche su questa parte di mondo mi ha dato l’opportunità di estendere un po’ di più la mia consapevolezza sulle forme che la realtà può assumere.

La prima volta che, ancora come equipe, ci siamo presentati alla Casa di accoglienza della SEDES, dovevano esserci una quindicina di minori presenti e un’equipe allegra e colorata. Io ero già propensa a svolgere le mie ore presso la sopracitata Pastoral, mi ero anche ripromessa di evitare di lavorare ancora con i minori e di sfruttare questa esperienza per sperimentare contesti diversi.

Bambine(i) alla Casa di accoglienza SEDES
Ma sono bastate poche ore in quella casa per farmi accendere il desiderio di poter svolgere parte delle mie ore anche lì, e così è stato. Quando il mio tirocinio in questo luogo è diventato effettivo, il numero dei minori si era ridotto a 10. In quei mesi ho imparato con loro i giochi che si fanno qui, le “brincaderas” tipiche e sono stati curiosi di apprendere qualcuna di quelle italiane, abbiamo fatto i compiti assieme, disegnato, chiacchierato, giocato a domino, un giorno mi hanno persino tinto i capelli (ovviamente il colore è andato via lavandoli).
“Facciamo la pizza”, alla Casa di accoglienza
Ho trascorso con loro momenti di festa nel periodo di Natale e nel giorno della festa dei bambini, ero con loro anche quando qualcuno scappava o aveva una crisi. Ho anche avuto la possibilità di tenere alcune attività che comprendessero lo yoga e alcune tecniche di rilassamento nel tentativo di portare un’alternativa a cui fare ricorso in momenti di stress o di difficoltà.

Quando ho cominciato il mio stage, tra i bambini accolti erano presenti anche due ‘bebè’ di pochi mesi e nel finire del mio stage ho sostenuto uno di loro aiutandolo a compiere i suoi primi tentativi di camminata eretta. Gli ultimi giorni sono stati intrisi di forti emozioni; lasciarli non è stato esente da dolore (come d’altronde non lo sarà lasciare questo paese).

L’ultimo ente in cui ho svolto alcune ore del mio tirocinio è il CAPS, nello specifico quello che si occupa di minori. Per alcuni mesi ho affiancato la psicologa negli incontri di gruppo per adolescenti; questa esperienza mi ha arricchita davvero molto sia dal punto di vista professionale, sia da quello umano. È stato meraviglioso assistere come incontro dopo incontro venissi sempre più accettata dagli adolescenti che ne prendevano parte.

Callithrix in Maragogi
Avendo una cadenza di un incontro a settimana questi momenti hanno scandito il mio progredire all’interno di questo paese: con la lingua, all’inizio avevo grosse difficoltà che via via hanno iniziato a rimpicciolirsi permettendomi uno spettro più ampio di comprensione e partecipazione; del contesto di vita in cui mi trovavo; come comunicare in modo più efficace e il significato mutevole di alcune parole. Inoltre, era la prima volta che potevo accedere ad un approccio psicologico in un lavoro del genere. Apprendere alcune nozioni, farsi un’idea di come un gruppo può essere condotto, partecipare alle attività e poter osservare il ruolo moderatore e facilitatore della psicologa è stata un’opportunità immensa.

Se vogliamo dare, anche, una sbirciata agli obbiettivi che mi ero data pre-partenza per fare una sorta di check-list otterremo questo:

Vivere il contesto di un’università straniera (nello specifico, il Dipartimento di Scienze Umane, Campus III dell’Università dello Stato di Bahia – UNEB, in Brasile): Questo non è stato possibile dal punto di vista fisico perché, in relazione alla condizione del covid, le lezioni e gli incontri si sono tenuti solo on-line.

Imparare a lavorare seguendo la proposta pedagogica del service learning. Questa esperienza mi ha sicuramente aiutato ad avere un’idea, ma per poter dire di aver imparato ancora mi serve praticare.

Sviluppare attività con minori in condizioni svantaggiate. Questo è stato realizzato pienamente.

Approfondire e applicare le conoscenze acquisite durante i corsi di Ateneo. Anche questo obiettivo lo riterrei raggiunto, chiaramente non mi riferisco a tutto quello che ho imparato in università, ma qualcosa di concreto è stato fatto.

Padroneggiare le capacità di ascolto attivo. E anche qui, padroneggiare è esagerato, ma ho decisamente avuto il tempo e le occasioni per praticarlo.

Il mio viaggio qui in Brasile è stato un po’ travagliato, il primo tempo è stato difficile, la prima settimana la peggiore, ma poi, giorno dopo giorno, conversazione dopo conversazione, esperienza dopo esperienza qualcosa si è sciolto, lentamente, ciò che prima mi sembrava una limitazione insormontabile ora non pesa più. All’inizio avevo addirittura delle difficoltà a distinguere i negozi dalle abitazioni private (a mia difesa il fatto che a volte questi sono degli ibridi derivanti da una particolare mistura dei due), ma adesso, adesso ti assicuro che quando mi guardo in giro, quando esco, quando parlo con le persone, tutto mi sembra così naturale, come se nella mia vita fosse sempre stato tutto così. Seppur continui a percepire la diversità, questa è divenuta una nuova familiarità.

Laboratorio per costruire un Berimbau
Questo viaggio è stata un’esperienza incredibile, ho avuto paura di questa terra che in pochi mesi mi ha fatto innamorare a tal punto di portarmi a decidere di prolungare la mia permanenza di un mese e mezzo, anche se, in realtà, ora che sto scrivendo questo testo (più di due mesi dopo la mia prima data di rientro) mi trovo ancora qui, poiché non sono riuscita a partire quando avrei dovuto, ma sai una cosa? (Dopo i primi due giorni di disperazione) sono felice di aver avuto la possibilità di restare ancora un po’.

Qui ho potuto mettere in discussione me stessa, le mie convinzioni, imparare ad avere più coscienza di me e, come speravo, la possibilità di avere gli occhi più grandi, di poter guardare le cose sotto punti di vista sempre nuovi, sempre diversi, poter mettere in discussione le mie idee e le mie credenze, poterle rivalutare con un bagaglio vitale e culturale più ampio.

Ti assicuro che un po’ non vedo l’ora di tornare a casa, di premere start su quella vita rimasta in pausa, accogliere quello che è stato il mio tutto per molti anni e vedere come sarà cambiato, pur restando immutato, ai miei occhi; come apparirò io agli occhi dei miei cari e come apparirò ai miei, ma allo stesso tempo sento il mio cuore sciogliersi se penso che questa smetterà di essere la mia quotidianità.

Salvador

  

Per i pronostici del mio futuro posso solo sperare che la mia vita e quella di questa terra e delle persone con cui l’ho attraversata si ricongiungano altre volte, e a questo desiderio aggiungo la speranza che, per questi ultimi giorni, i miei occhi possano essere abbastanza grandi da accogliere tutta la magnifica bellezza che questo viaggio mi ha donato.

Lucrezia Calafini

Corso di Laurea Magistrale in ‘Psicologia di comunità, della promozione del benessere e del cambiamento sociale’, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione – DPSS, Università di Padova – UNIPD, Italia

Esperienza di mobilità realizzata con borsa del Bando ULISSE – UNIPD, grazie all’accordo bilaterale (MoU) firmato da UNIPD e UNEB.

Pés no chão – Report finale esperienza di mobilità internazionale di Valentina Gigliello – Scienze psicologiche dello sviluppo, della personalità e delle relazioni interpersonali, Università di Padova

Tramonto sul Fiume São Francisco, fra le città di Petrolina e Juazeiro
Sono entrata in contatto con il Progetto BEA ormai tre anni fa, assistendo all’intervento di Nicola Andrian, il coordinatore, durante una lezione di pedagogia generale, al mio primo anno di corso all’Università di Padova. Già dalla presentazione dell’esperienza ne ero rimasta estremamente affascinata, soprattutto dall’idea (mai sentita prima) di applicare all’interno del percorso universitario il Service-Learning. L’innovazione della proposta sta nel non concepire più il servizio solidario e l’apprendimento come due attività separate, bensì come un unico percorso educativo coerente, partendo dal presupposto che la conoscenza non sia solo un contenuto da trasmettere in forma passiva, come dice chiaramente il pedagogista e filosofo brasiliano Paulo Freire, bensì da sperimentare in prima persona. Lo sviluppo di una cittadinanza attiva e pro-sociale è uno degli obiettivi fondamentali del Service-Learning, che chiede agli studenti coinvolti di mettere alla prova, in contesti reali fuori dalle aule, le conoscenze teoriche, abilità e competenze previste dal loro curriculum accademico, collaborando con il territorio stesso tramite le interazioni con gli attori in esso coinvolti. Nella logica di collaborazione in rete tra università e territorio, l’apprendimento accademico non è semplicemente a vantaggio del singolo studente, ma si fa risorsa per la comunità ed è, al tempo stesso, ulteriormente potenziato proprio dal contatto con la comunità.

Applicando il Service-Learning (S.L.) attraverso un approccio GloCale, prerogativa del Progetto BEA in stretta collaborazione con il programma di ricerca e pratiche Intereurisland, si propone una visione che comprenda simultaneamente tanto la dimensione globale, quanto quella locale. Ciò implica il pensare al contesto territoriale, in quanto caratterizzato da determinate peculiarità e necessità specifiche, mantenendo relazioni con l’internazionale. Creare una rete che tenga conto delle singole realtà, senza isolarle né integrarle in un processo di globalizzazione, bensì esprimerle e valorizzarle in un dialogo comune.

La proposta del S.L. prevede un’alternanza continua tra la teorica e la pratica e tra l’università e la comunità. Nello specifico di questo progetto, la parte teorica si sviluppa con l’approfondimento (già proiettato nell’ottica di un’applicazione pratica) di concetti quali la comunicazione assertiva, comunicazione non violenta e relazione educativa e di aiuto attraverso il corso di estensione (Extensão in brasilaino): “Relazioni interpersonali e dinamiche di gruppo”, del Dipartimento di Scienze Umane DCH, Campus III, della città di Juazeiro-BA, dell’Università dello Stato della Bahia (UNEB). La parte pratica, di servizio solidale, invece, si sviluppa attraverso un tirocinio formativo in uno degli enti della rete di collaborazioni che sia il BEA che Intereurisland hanno nel contesto locale delle città di Juazeiro-BA e Petrolina-PE (che fisicamente costituiscono per diversi aspetti un unico agglomerato urbano, separate solo dal Fiume San Francisco).

Una tappa importante dell’esperienza di mobilità vissuta, che rafforza l’acquisizione di conoscenze e competenze anche in merito al dialogo interculturale, è la fase iniziale di immersione nel contesto locale e di contatto e scoperta di diverse realtà che operano nell’ambito del disagio e della vulnerabilità sociale, dei diritti umani e della cittadinanza attiva.

Tale processo di immersione è iniziato già in Italia, attraverso la formazione pre-partenza che ho condiviso con quattro studentesse(i), sempre dell’UNIPD, in partenza con il programma Intereurisland.

Formazione pre-partenza. L’equipe 2021 con la Porf.ssa Barbara Cabral, RMSM – UNIVASF

In questa fase, immaginando la realtà brasiliana ancora lontanissima all’epoca, ognuno di noi del gruppo si era fatto un’idea dell’ente in cui avrebbe avuto interesse a svolgere il tirocinio. Per me la scelta era ricaduta sul FUNASE-CENIP, la Casa di reclusione di prima accoglienza nella città di Petrolina, della Fondazione socio-educativa per adolescenti in conflitto con la legge.

Qui gli adolescenti devono scontare un periodo massimo di 45 giorni, in attesa della sentenza definitiva del giudice. Le possibilità consistono poi, dipendendo dal processo, o con la scarcerazione o con il passaggio alla struttura di detenzione vera e propria (il FUNASE-CASE).

Considerando tale scelta, gli obiettivi formativi che mi ero preposta, e che facevano parte del progetto di tirocinio formativo presentato alla UNIPD, erano:

  • Osservare l’ambiente carcerario minorile – sia per quanto riguarda i detenuti, sia per l’organizzazione della struttura (es. personale, fondi)
  • Capire come cambia il concetto di educazione e relazione in base alla cultura
  • Scoprire come cambia il concetto di devianza in base alla cultura
  • Osservare e prendere parte alla quotidianità dell’ente accogliente
  • Osservare ed apprendere a gestire le problematiche che ci possono essere al momento dell’arresto (quali senso di colpa, rabbia, astinenza in caso di dipendenza da sostanze)
  • Apprendere l’insieme di metodologie utili per la valutazione dell’ambiente carcerario
  • Valutare la possibilità di opzioni alternative al sistema penitenziario come risposta a reati commessi da minori
  • Entrare in un clima di condivisione di esperienze e contatto con l’Altro
  • Saper lavorare in equipe
  • Saper gestire situazioni stressanti
  • Implementare i concetti teorici approfonditi durante il percorso accademico all’Università di Padova

Una volta arrivati in Brasile però, a causa della situazione d’emergenza data dalla pandemia, gli enti non sono stati da subito in grado di accogliere tirocinanti. Come equipe Bea&Intereurisland 2021, si è comunque realizzato il giro di visite ad ogni ente della rete – sia carceraria che dei CAPS (Centri Attenzione Psicosociale).

Equipe in visita al FUNASE Cenip, Petrolina-PE

Iniziando a scoprire le dinamiche della realtà dei CAPS, è emerso un forte legame e interesse degli operatori nei confronti dell’orientamento basagliano nella questione psichiatrica: qui, infatti, si cerca di assistere la persona a livello multisistemico, con differenti figure professionali e dando importanza alla persona nella sua complessità e non solamente nella limitante (secondo la prospettiva antimanicomiale) visione sano/malato. Nello specifico, dal 1988 in Brasile esiste il Sistema Único de Saúde (SUS), pubblico e aperto a tutti. Inoltre, a seguito della Riforma Psichiatrica e del movimento di Lotta Antimanicomiale – fortemente ispirati dalla psichiatria italiana a stampo basagliano – nasce la Rede de Atenção Psicossocial (RAPS), responsabile del sostegno a persone che manifestano sofferenza psichica e/o disturbi psichiatrici e di abuso di sostanze. La rete è composta da molteplici servizi, tra cui i Centri di Attenzione Psicosociale (CAPS), l’assistenza sanitaria di base, le unità di emergenza ed urgenza, i servizi di residenza terapeutica e manicomi. I CAPS si propongono come alternative sostitutive agli ospedali psichiatrici, in quanto servizi presenti nel territorio, a porte aperte e che operano in équipe multiprofessionali con una logica interdisciplinare. Essi sono divisi in: CAPSi Infanto-juvenil, dedicato al sostegno a minori; CAPS II, che accoglie adulti con disturbi psichiatrici gravi e persistenti; CAPS AD (Alcol e Droga), specializzato nell’area dell’uso abusivo di alcol e droghe. C’è poi un’ulteriore differenziazione (che determina gli incentivi governativi) in base al numero di abitanti del distretto in cui il CAPS opera.

Estremamente affascinata da una possibile esperienza nel CAPS AD III di Petrolina, ho optato alla fine per svolgere il tirocinio formativo sia all’interno del CENIP, che del CAPS.

Le due sono risultate essere per me opportunità di apprendimento molto diverse, seppur complementari. All’interno della FUNASE, infatti, ero di accompagnamento alla psicologa, avendo così l’occasione di approfondire tale ruolo specifico. Nel CAPS al contrario seguivo ogni figura professionale dell’equipe (assistente sociale, psichiatra, psicologa, coordinatore, infermiera, OSS, farmacista e riduttore di danno), approfondendo così il funzionamento del servizio a 360 gradi.

Già da qui si può capire che l’adattamento è stato una delle capacità e sfide che mi sono state richieste: non lasciarsi scoraggiare dal mutamento di una situazione, bensì trovare il modo di trarne punti di forza. Così, dall’idea di focalizzare la mia attenzione sugli adolescenti, mi sono trovata a svolgere la gran parte del mio tirocinio all’interno del CAPS. Fin da subito mi ha colpita la percezione che avevo di quanto i professionisti che vi lavoravano fossero frustrati, sensazione che man mano si rendeva sempre più pervasiva e ingombrante. Sentimento che, a livello personale, provavo pure io nella quotidianità del lavoro stesso.

Attività laboratoriale al CAPS AD di Petrolina-PE

La scelta dell’argomento di tesi è ricaduta, allora, sul cercare di riflettere su quanto fosse reale tale percezione, partendo dai resoconti dell’equipe stessa. Come strumento di ricerca mi sono avvalsa dell’intervista dialogica: uno strumento qualitativo di raccolta dati per ricerche in ambito sociologico. Si tratta di un’interazione nella quale l’intervistatore si pone in condizione di ascolto, lasciando lo spazio di protagonista esclusivamente all’intervistata(o) che a quel punto diventa narr-attore ossia soggetto più che oggetto di ‘stato’. L’intento primario è quello di raccogliere rappresentazioni di esperienze e di relazioni, arrivando così a scoprire come le opinioni e le informazioni riferite ai valori, norme, condizioni, episodi agiscono concretamente nella vita dei soggetti e prendono forma nelle loro azioni. A tal fine si tratta di uno strumento estremamente flessibile, che si adatta alla situazione contestuale dell’intervista e al racconto dell’intervistato stesso. Nel caso specifico di questa esperienza, questo strumento è stato utilizzato nella prospettiva di ascoltare la rappresentazione del contesto in cui la realtà del CAPS prende vita.

Discutendo la Tesi di Laurea dal Brasile
Facendo le interviste mi sono trovata ad essere bombardata di informazioni, di storie, emozioni. Per molti sentivo che ci fosse la necessità di avere uno spazio in cui sfogarsi e, soprattutto, di persone disposte ad ascoltare ciò che di solito viene ignorato: il benessere inteso come psicofisico e sociale. In un Paese in cui ancora esistono i manicomi, il non riconoscimento dell’importanza della salute psichica sembra essere una costante.

Mi trovo quindi ad immergermi nella scoperta del SUS e, con sorpresa, a rendermi conto di non sapere praticamente nulla riguardo a come funzioni la salute pubblica in Italia, tantomeno quella mentale. Sento di nuovo una passione per la psicologia, più che altro la voglia di capire ed approfondire i concetti stessi di benessere, comunità, territorio. Scopro anche di avere un approccio alla psicologia che non vuole essere chiuso dentro ad uno studio terapeutico, snaturato rispetto all’ambiente quotidiano della persona; il prendersi cura è fuori, nelle strade, nelle case, nelle relazioni e non solamente all’interno del servizio

Ciononostante, mentre nel primo periodo pensavo, una volta tornata a casa, di cercare subito un modo per continuare un percorso specializzante qui, credo di aver bisogno di riflettere ed elaborare quello che è successo in questi cinque mesi.

Mesi che sembrano volati, quasi mai esistiti, come la sensazione di realtà di un sogno che svanisce man mano che ci si sveglia. Sento che qualcosa però è cambiato, un’energia in qualche modo diversa che si sta facendo arrogantemente strada anche nella normalità italiana (che ormai non esiste più nella stessa forma in cui esisteva prima). Ciò lo collego molto alla Bahia come terra che ho all’inizio osservato curiosa e che ho iniziato a vivere poi, facendomi travolgere dalla sua storia, cultura e contraddizione. Posso affermare che, oltre ad aver appreso molto dal tirocinio formativo dal punto di vista professionale, la mia crescita durante questo periodo è stata soprattutto personale (o per lo meno tale aspetto, a mio parere, risulta essere il più rilevante). Si trasformano così l’esperienza sul campo e lo studio teorico in competenza. Se dovessi immaginare il mio percorso qui, sicuramente non sarebbe una linea retta, bensì un continuo generarsi di nuove emozioni e vissuti. Tutto partito da una lezione a Padova, a cui sinceramente ho deciso all’ultimo di partecipare.

In tale processo di cambiamento il gruppo è stato per me fondamentale. Siamo di fatto partiti in cinque studentesse(i) UNIPD per questa avventura, costituendo assieme al coordinatore l’equipe Bea&Intereurisland 2021, ognuno con la propria personalità e modi di osservare e riflettere sul mondo totalmente diversi e, molte volte, in opposizione. Ammetto non essere stato facile inizialmente: cinque estranei trovatisi di punto in bianco a dover condividere una casa, un progetto di tirocinio e una nuova vita in un luogo totalmente estraneo. Ricordo un articolo che abbiamo scritto assieme per il WECSAB (X workshop nazionale e internazionale di educazione contestualizzata per la convivenza con il semiarido) che io ho personalmente vissuto come mentalmente sfiancante; lì, a mio parere, è stato l’emblema di fatto di quanto fosse difficile trovare un modo per sintonizzare le varie idee e stili (in questo caso di scrittura), valorizzando senza cadere nella trappola omologante e al tempo stesso non rinunciando ad una coerenza generale.

Focus Group di valutazione e pianificazione – equipe 2021
E’ Difficile spiegare il livello quasi di simbiosi che abbiamo raggiunto – sia per quanto riguarda il tempo passato assieme, sia per l’intensità dei vissuti reciproci a cui siamo stati partecipi. La routine, nel momento in cui abbiamo iniziato percorsi più autonomi, stava nell’andare a tirocinio o fare qualsiasi altra attività e, tornati a casa, ritrovarci e parlarne. Penso di non aver mai raccontato a nessuno la mia quotidianità nei più minimi dettagli come ad Alessio, Caterina, Lucrezia ed Arianna in quei tre mesi. Pur non avendo potere sulla scelta dei miei compagni, essi da sconosciuti si sono trasformati in colleghi, “terapeuti” ed infine amici. Ora rientrata in Italia mi manca profondamente la sensazione di essere capita totalmente quando racconto di ciò che ho (e abbiamo) vissuto, senza dover necessariamente provare a spiegare un contesto che per essere inteso va sperimentato.

Molte delle mie considerazioni probabilmente non sarebbero mai state possibili senza loro e, per questo e molto altro, li ringrazio.

Torno a casa più consapevole di quanto sia importante saper improvvisare (non inteso però come mancanza di giudizio), di quanto sia bello concedersi il lusso di ascoltarsi e orientare le proprie scelte anche in base alla propria percezione in quel momento, a non avere piani rigidi e immutabili a cui ci si deve necessariamente adattare. Ciò unito però alla fermezza con cui si può prendere una decisione. Mi torna alla mente una frase che un mio amico mi diceva spesso, quando mi vedeva in dubbio sul da farsi: “Piedi per terra Valentina (Pé no Chão). Vuoi una cosa? Va e falla. Mettiti in gioco”. Da qui, ad una maggiore libertà, svincolata da schemi preimpostati e talvolta forzati, emerge anche la presa di coscienza della propria responsabilità personale rispetto alle possibilità che capitano e che si possono costruire autonomamente se ancora non presenti (certo non generalizzando ad ogni situazione e contesto).

Presupponendo ciò, sento di aver appena aperto una porta su un percorso che voglio percorrere e che passa attraverso la Bahia. Affermo quindi che tornerò in questa terra magica, misteriosa e affascinante, che ora amo.

Valentina Gigliello

Laurea Triennale in Scienze psicologiche dello sviluppo, della personalità e delle relazioni interpersonali, Università di Padova.

Immergendosi nel contesto di accoglienza – esperienze di GloCal Service Learning in tempo di pandemia

 

Immergersi, oltre a voler dire “Entrare completamente in un liquido o in una sostanza semiliquida”, significa: “Addentrarsi in qualcosa, inoltrarsi […] sprofondare, darsi completamente o dedicarsi con assiduità.” .
O anche può essere: “Penetrare in un ambiente, in uno spazio, ecc., in modo da esserne interamente avvolto.” (Vocabolari Il Nuovo De Mauro e Treccani)

Il conoscere profondamente il contesto (straniero) di accoglienza è uno dei processi ritenuti più importanti e significativi per l’esperienza di scambio interculturale proposta sia dal Progetto BEA che dal programma Intereurisland. Un processo che inzia, di fatto, sin dal primo contatto fra studentesse(i) e/o volontarie(i) e il coordinamento ancora nel proprio paese (nella fase pre-partenza) e che finisce solo alla chiusura di ogni attività, al rientro dalla mobilità (a volte non si chiude nemmeno a questo livello). Si ritiene di grande importanza anche e soprattutto approfondendo sempre di più l’approccio GloCale alle esperienze di Service-Learning vissute nei periodi di mobilità. Un approccio che trova nell’educazione contestualizzata una nuova lente, una nuova chiave di lettura del dialogo interculturale, della responsabilità sociale dell’università con la comunità e dell’educazione ad una cittadinanza attiva e pro-sociale.
Quest’anno, per i 5 studenti dell’università di Padova, il processo di immersione nel contesto brasiliano si è sviluppato nell’alternanza fra attività virtuali, a distanza e attività in presenza, seguendo i protocolli e le procedure di prevenzione e contenimento della diffusione del COVID-19, determinati dai diversi enti nei/con i quali si sono realizzate queste attività.
 
Incontro di benvenute/o con docenti del PPGESA – DCH III, UNEB.

 

Nello specifico, tutte le attività di studio con il programma di Mestrado PPGESA, del Dipartimento di Scienze Umane/DCH, Campus III, dell’Università dello Stato della Bahia/UNEB (l’università di accoglienza), si sono realizzate a distanza e sono iniziate ufficialmente con un incontro di ‘Benvenute(o)’, organizzato da docenti del Gruppo di internazionalizzazione accademica, del PPGESA e della direzione del DCH III, UNEB, realizzato quando l’equipe era ancora fisicamente in Italia. (Le Prof.sse Edilane C.T. e Marcia G.S. e i Prof. Josemar Pinzoh, Edmerson S.R. e Nicola A.).
 

Incontro con la Prof.ssa Barbara Cabral UNIVASF e RMSM.

Fra il periodo pre-partenza e la mobilità, si sono realizzate a distanza anche altre attività di formazione e presentazione di alcune delle realtà con le quali sia il Progetto BEA che il programma Intereurisland collaborano per la realizzazione dei progetti di Service-Learning. Una di queste è il Programma di Residenza Multiprofessionale di Salute Mentale/RMSM, vincolato all’Università Federale/UNIVASF, atraverso il quale si rendono possibili attività specifiche nei diversi Centri di accoglienza psico-sociale/CAPS, delle città di Petrolina-PE e Juazeiro-BA.

 
Equipe Bea&Intereurisland 2021 all’arrivo a Petrolina

Per l’equipe 2021, l’esperienza di mobilità fisica ha avuto inizio a partire dal giorno 18 settembre, data di arrivo dell’equipe Bea&Intereurisland 2021 all’aeroporto di Petrolina-PE (l’equipe, come ogni anno, è costituita da studentesse/i UNIPD ed eventuali volontarie/i in mobilità in Brasile attraverso il Progetto BEA e il programma Intereurisland e il coordinatore).


 
 
Durante il primo periodo in Brasile (nelle città di Juazeiro-BA e Petrolina-PE) il Progetto BEA e il programma Intereurisland prevedono le visite di conoscenza di tutti gli enti partner della rete locale, che si rendono disponibili ad accogliere gli studenti italiani per le attività pratiche dei progetti di Service-Learning (i tirocini). Nella foto del post si possone vedere enti quali la FUNASE (CASE, CASEM e CENIP) di Petrolina-PE: Fondazione socio ri-educativa che accoglie adolescenti in condizioni di conflitto con la legge; i CAPS: Centri di Assistenza psico-sociale; la Segreteria di sviluppo sociale, donne e diverstià SEDES, del comune di Juazeiro-BA; la Pastolar da Mulher: che accoglie donne in condizioni di prostituzione. La rete di collaborazioni locali contempla anche altri enti, sia pubblici che privati, del contesto locale.

Approfondendo dal punto di vista teorico l’esperienza della Pastoral da Mulher, Juazeiro

 

Mantenendo fede all’impegno preso durante l’ultimo weekend formativo pre-partenza (si veda il post specifico:  http://intereurisland.blogspot.com/2021/08/como-posso-alfabetizzarmi-con-lalfabeto.html), si è cercato sin dai primissimi momenti di rispondere concretamente alla domanda che ci si era posti, a seguito di un gioco di ruoli e della riflessione sullo spunto formativo di Paulo Freire: Come possiamo alfabetizzarci con l’alfabeto di chi ci accoglie?
 

Visita alla FUNASE CASEM (semilibertà), Petrolina-PE

 

Seguendo le diverse indicazioni di prevenzione e rispettando tempistiche e necessità di ogni ente, ci si è concentrati nell’Immergersi nel contesto di accoglienza, sentendosi interamente avvolti e sviluppando, in particolare, la capacità di osservare, ascoltare e chiedere. Pur non essendo stato assolutamente semplice, per diverse ragioni legate al periodo specifico, questo approccio ha permesso di acquisire nuove conoscenze e/o approfondire, incrementare conoscenze esistenti (sapere), sperimentare (saper fare), uscire dalle proprie zone di conforto e ‘mettersi in gioco’ dal punto di vista professionale e anche personale (saper essere) e creare e sviluppare legami, relazioni sia con colleghe(i) dell’equipe che con le tantissime persone che si sono incontrate negli ambiti del programma (università e comunità) e ‘casualmente’ nella vita di tutti i giorni (sapere vivere assieme).
 

Visita alla SEDES, Juazeiro-BA
 
 
 

“Io sto apprezzando moltissimo la possibilità di scoperta, di andare al CAPS o alla FUNASE e proprio avere l’opinione di un esperto, di una persona che ci lavora, che capisce la situazione e che ti descrive, ti parla, ti racconta la situazione e … ti fa entrare […]” (V. Equipe 2021 – Focus gruop a fine del primo mese di mobilità).

 
Per una serie di ragioni sempre vincolate al particolarissimo periodo, quest’anno le scelte degli enti di tirocinio sono state prese da ogni singolo studente solo a seguito del periodo iniziale di visite e questo si è rivelato un approccio significativo che si è deciso di adottare anche per i prossimi anni. Ci si è resi conto, infatti, che alcune percezioni, sensazioni e riflessioni si sviluppano solamente dopo esserci stati fisicamente, nei diversi luoghi della rete, ed aver incontrato le persone che ci lavorano o che sono accolte da quelle specifiche realtà.

 

Visita alla FUNASE CENIP, Petrolina

“Mi sta piacendo molto il fatto di conoscere tutte queste realtà in cui c’è finalmente un’applicazione della psicologia perchè mi sta tornando anche un po la fiducia nella psicologia. […] anche se non è il contesto italiano, siamo molto fortunati di conoscere delle realtà nelle quali c’è un’applicazione della psicologia e […] si parla di cos’è la salute mentale.”

“Ringrazio questo tempo molto dilatato in cui abbiamo esplorato molte delle realtà di salute mentale di Petrolina e Juazeiro, perchè mi ha permesso di capire che alcune cose non mi interessano proprio.”  (A. e A. Equipe 2021 – Focus gruop a fine del primo mese di mobilità)
 
Questo incremento di saperi (che fanno riferimento ai quattro pilastri della formazione secondo il Rapporto Delors: “Nell’educazione un tesoro”, UNESCO, 1996) in un contesto culturale diverso da quello di origine, ha un ulteriore e interessante aspetto che scaturisce dalle riflessioni sull’esperienza di chi ne è direttamente coinvolto.
Dalle riflessioni su quanto si stava vivendo, ci si è accorti, infatti, che molto di ciò che si stava imparando non lo si conosceva in relazione al proprio contesto italiano. Questo ha fatto nascere il desiderio di approfondirlo al rientro dall’esperienza di mobilità.
“Ogni tanto penso a quanto non so dell’Italia!”.
  
“Mi sembrava che ci fosse questo dislivello incolmabile fra come si svolge la (mia) quotidianità in Italia e come si svolge la quotidianità qua. […] quelle cose che sai che esistono ma che non senti davvero che esistono perchè non le hai mai viste. All’inizio io ho pensato – Io vengo qua per fare cosa? […] mi sembrava che avessi potuto solo imparare come all’università … apprendo poi però non so lavorare come una psicologa. Ora invece sto iniziando a vedere anche punti di incontro […] si è vero che ci sono delle differenza ma questo non vuol dire che (oltre ad imparare) non possa fare qualcosa di utile.” (Equipe 2021 – Focus gruop a fine del primo mese di mobilità e finale)

Suonando il violino al CAPS II, Petrolina
Addentrarsi nel nuovo contesto non è un processo ‘neutro’, nel quale lo studente o la volontaria mantengono una distanza dagli avvenimenti e dalle persone. Al contrario, è un processo durante il quale, naturalmente, quasi per osmosi, inizia una sorta di contaminazione mutua, di incontro e dialogo alla pari fra soggetti portatori di valori, abitudini, conoscenze, credenze, insomma … di culture, diverse fra loro. Ecco perchè, infatti, ci piace sottolineare sempre il fatto che si vivono incontri fra persone portatrici di culture diverse e non fra diverse culture.
Grazie a questo approccio, inoltre, queste esperienze di mobilità internazionale richiedono a chi è coinvolto il mettere in gioco le proprie conoscenze, capacità e competenze ma non solo, anche i propri interessi, desideri e passioni.
 
 

laboratorio di malabarismo allla FUNASE CASE

 

Si, interessi e passioni grazie alle quali ognuno di noi ha un background significativo che, prima o poi, esce allo scoperto, viene raccontato, condiviso, messo in scena e ‘vissuto’, incrementandosi di nuove esperienze. Interessi e passioni che, dall’altra parte, nascono e fioriscono proprio grazie a questa immersione e contaminazione reciproca.
Esempi straordinari di quest’anno sono stati gli interessi e le passioni specifiche per teatro e malabarismo, violino, graffiti e … capoeira, che hanno fatto si che si sviluppassero esperienze meravigliose di dialogo interculturale, contaminazione reciproca e Service-Learning nella sua essenza più profonda e significativa e con il protagonismo degli studenti coinvolti.
 
 
 
L’immersione nel contesto locale è un processo che si sviluppa fino alla fine dell’esperienza di mobilità. Come scrivevamo all’inizio del post, a volte non si chiudono con il rientro al paese d’origine ma continuano, con forme e dimensioni diverse, anche nel post mobilità. Ne è testimonianza il fatto che le nuove relazioni si sviluppano, si intrecciano con relazioni esistenti, con persone e istituzioni che sono già parte del progetto da anni, consolidando sempre più la fiducia in quanto proposto con ciclicità annuali interconnesse.

L’equipe alla FUNASE CASE, al laboratorio di graffiti e murales con adolescenti in conflitto con la legge

 

Le esperienze sono sempre più radicate nel territorio e ogni singolo studente vive profondamente l’essere parte di questo contesto, nel quale lui, comunque, è ‘lo straniero’.
 

Alessio L. participando ad un tavolo di discussione durante l’evento scientifico X WECSAB, DCH III, UNEB.

Sin dai primi passi che si fanno nella fase pre-partenza ci si rende conto che il Progetto BEA e il programma Intereurisland sono … ‘più grandi’ delle singole esperienze di mobilità, si prende consapevolezza che, da studente o volontaria, non si è i primi e non si sarà nemmeno gli ultimi. Si è parte di un’equipe che spesso e volentieri è chiamata, invitata a vivere momenti assieme, come gruppo e non come singoli. In questo essere conosciuti e ri-conosciuti come gruppo, come equipe in mobilità, la comunità che accoglie riserva sempre alcune ‘sorprese’ … e così è stato anche quest’anno. Una di queste, sicuramente, è stata l’invito ad un incontro di condivisione e scambio con un gruppo Scout di Petrolina, che ha permesso di vivere un pomeriggio completamente diverso e assolutamente inaspettato.
 
L’incontro con un gruppo Scout di Petrolina-PE

Nel periodo di mobilità, sempre nell’ottica di conoscenza e immersione nel contesto che ci accoglie, sia il BEA che Intereurisland prevedono un fine settimana prolungato a disposizione per un’uscita di visita o ad una delle Capitali Recife o Salvador, rispettivamente degli Stati del Pernambuco e della Bahia, o di immersione in uno dei diversi contesti naturali meravigliosi, che la Regione Nord Est del Brasile offre.
Quest’anno la scelta si è indirizzata verso il parco naturale della Chapada Diamantina, nel Cuore della Bahia, che, per alcune sue caratteristiche e meraviglie uniche è ad un passo dall’essere coinsiderata patrimonio mondiale dell’UNESCO.
 

Chapada diamantina, Bahia-BA. Vista dal Morro de Pai Inácio

 

“E’ stata un’esperienza veramente ricca, prima di tutto pensando a quanto noi siamo stati immersi in tante, tante cose, non solo nel tirocinio e non solo a livello accademico. […] il senso di stare nel locale e vivere la quotidianità per me è stato importantissimo. Raccontando l’esperienza mi sono resa conto di quanto […] è stato bello che siamo riusiti davvero ad entrare in profondità in un contesto piccolo, ok, Juazeiro e Petrolina […] la scelta di stare in una piccola media città e viversela cercando di conoscerla è stato davvero importante. Mi sono permessa., grazie al programma Intereurisland, di fare un lavoro non superficiale, di comunità molto, molto bello.” (C. Equipe 2021, focus group finale).
 
Grazie equipe Bea&Intereurisland 2021, grazie di Cuore perchè, nonostante questo periodo molto particolare di vostra permanenza qui, avete saputo ‘incarnare’ questa ‘immersione nel contesto locale’ sin dai primissimi giorni, arrivando addirittura a conoscere persone, enti, luoghi, locali, progetti e programmi, che poi avete presentato al coordinatore e che … lui stesso non conosceva.
E un grazie di Cuore alle persone dei diversi enti che, rispettando le indicazioni in merito alla prevenzione e scegliendo un approccio di incontro, dialogo e relazione, hanno reso possibile ogni attività.
 
Nicola Andrian
 
L’equipe 2021 nella nuova sede dell’ufficio Bea&Intereurisland in Juazeiro-BA

Immergendosi nel contesto di accoglienza – esperienze di GloCal Service Learning in tempo di pandemia

L’equipe 2021 in visíta alla Pastoral da Mulher, Juazeiro-BA.
 
Immergersi, oltre a voler dire “Entrare completamente in un liquido o in una sostanza semiliquida”, significa, anche: “[…] addentrarsi in qualcosa, inoltrarsi […] sprofondare, darsi completamente o dedicarsi con assiduità.” (Vocabolario Il Nuovo De Mauro).
Per il Treccani può significare anche: “[…] penetrare in un ambiente, in uno spazio, ecc., in modo da esserne interamente avvolto.”

Il conoscere profondamente il contesto (straniero) di accoglienza è uno dei processi ritenuti più importanti e significativi per l’esperienza di scambio interculturale proposta sia dal Progetto BEA che dal programma Intereurisland. Un processo che inzia, di fatto, sin dal primo contatto fra studentesse(i) e/o volontarie(i) e il coordinamento ancora nel proprio paese (nella fase pre-partenza) e che finisce solo alla chiusura di ogni attività, al rientro dalla mobilità (a volte non si chiude nemmeno a questo livello). Si ritiene di grande importanza anche e soprattutto nell’approccio GloCale alle esperienze di Service-Learning vissute nel periodo di mobilità.
Quest’anno, 2021, il processo di immersione nel contesto brasiliano si è sviluppato nell’alternanza fra attività virtuali, a distanza e attività in presenza, seguendo i protocolli e le procedure di prevenzione COVID-19, determinati dai diversi enti nei/con i quali si sono realizzate queste attività.
 
Incontro di benvenute/o con docenti del PPGESA – DCH III, UNEB.

 

Nello specifico, tutte le attività di studio con il programma di Mestrado PPGESA, del Dipartimento di Scienze Umane/DCH, Campus III, dell’Università dello Stato della Bahia/UNEB (l’università di accoglienza), si sono realizzate a distanza e sono iniziate ufficialmente con un incontro di ‘Benvenute(o)’, organizzato da docenti del Gruppo di internazionalizzazione accademica, del PPGESA e della direzione del DCH III, UNEB, realizzato quando l’equipe era ancora fisicamente in Italia. (Le Prof.sse Edilane C.T. e Marcia G.S. e i Prof. Josemar Pinzoh, Edmerson S.R. e Nicola A.).
 

Incontro con la Prof.ssa Barbara Cabral UNIVASF e RMSM.

Fra il periodo pre-partenza e la mobilità, si sono realizzate a distanza anche altre attività di formazione e presentazione di alcune delle realtà con le quali sia il Progetto BEA che il programma Intereurisland collaborano per la realizzazione dei progetti di Service-Learning. Una di queste è il Programma di Residenza Multiprofessionale di Salute Mentale/RMSM, vincolato all’Università Federale/UNIVASF, atraverso il quale si rendono possibili attività specifiche nei diversi Centri di accoglienza psico-sociale/CAPS, delle città di Petrolina-PE e Juazeiro-BA.

 
Equipe Bea&Intereurisland 2021 all’arrivo a Petrolina

 

 
L’esperienza di mobilità fisica ha avuto inizio a partire dal giorno 18 settembre, data di arrivo dell’equipe Bea&Intereurisland 2021 all’aeroporto di Petrolina-PE (l’equipe, come ogni anno, è costituita da studentesse/i UNIPD ed eventuali volontarie/i in mobilità in Brasile attraverso il Progetto BEA e il programma Intereurisland).

 
 
 
 
Durante il primo periodo in Brasile (nelle città di Juazeiro-BA e Petrolina-PE) il Progetto BEA e il programma Intereurisland prevedono le visite di conoscenze in tutti gli enti partner della rete locale, che si rendono disponibili ad accogliere studentesse(i) italiane(i) per le attività pratiche dei progetti di Service-Learning (i tirocini).

Approfondendo dal punto di vista teorico l’esperienza della Pastoral da Mulher, Juazeiro

 

Mantenendo fede all’impegno preso durante l’ultimo weekend formativo pre-partenza (si veda il post specifico:  http://intereurisland.blogspot.com/2021/08/como-posso-alfabetizzarmi-con-lalfabeto.html), si è cercato sin dai primissimi momenti di rispondere concretamente alla domanda che ci si era posti, a seguito di un gioco di ruoli e lo spunto formativo di Paulo Freire: Come possiamo alfabetizzarci con l’alfabeto di chi ci accoglie?
 

Visita alla FUNASE CASEM (semilibertà), Petrolina-PE

 

Immergersi nel contesto di accoglienza, sentendosi interamente avvolti e sviluppando la capacità di osservare, ascoltare e chiedere, permette di acquisire nuove conoscenze e/o approfondire, incrementare conoscenze esistenti (sapere), sperimentare (saper fare), uscire dalle proprie zone di conforto e ‘mettersi in gioco’ dal punto di vista professionale e anche personale (saper essere) e creare e sviluppare legami, relazioni sia con colleghe(i) dell’equipe che con le tantissime persone che si incontrano negli ambiti del programma (università e comunità) sia casualmente nella vita di tutti i giorni (sapere vivere assieme).
 

Visita alla SEDES, Juazeiro-BA
 
 
 

“Io sto apprezzando moltissimo la possibilità di scoperta, di andare al CAPS o alla FUNASE e proprio avere l’opinione di un esperto, di una persona che ci lavora, che capisce la situazione e che ti descrive, ti parla, ti racconta la situazione e … ti fa entrare […]” (V. Equipe 2021 – Focus gruop a fine del primo mese di mobilità).

Questo incremento di saperi (che fanno riferimento ai quattro pilastri della formazione secondo il Rapporto Delors: “Nell’educazione un tesoro”, UNESCO, 1996) in un contesto culturale diverso da quello di origine, ha un ulteriore e interessante aspetto che scaturisce dalle riflessioni sull’esperienza di chi ne è direttamente coinvolta(o).
 
 
Quest’anno, per una serie di ragioni sempre vincolate al particolarissimo periodo (dettato dalle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del COVID-19), le scelte degli enti di tirocinio sono state prese da ogni singola(o) studentessa(e) solo a seguito del periodo iniziale di visite e questo si è rivelato un approccio significativo che si è deciso di adottare anche per i prossimi anni. Ci si è resi conto, infatti, che alcune percezioni, sensazioni e riflessioni si sviluppano solamente dopo esserci state(i) fisicamente ed aver incontrato le persone che ci lavorano o che sono accolte da quella specifica realtà.

 

Visita alla FUNASE CENIP, Petrolina

“Mi sta piacendo molto il fatto di conoscere tutte queeste realtà in cui c’è finalmente un’applicazione della psicologia perchè mi sta tornando anche un po la fiducia nella psicologia. […] anche se non è il contesto italiano, siamo molto fortunati di conoscere delle realtà nelle quali c’è un’applicazione della psicologia e […] si parla di cos’è la salute mentale.” 

“Ringrazio questo tempo molto dilatato in cui abbiamo esplorato molte delle realtà di salute mentale di Petrolina e Juazeiro, perchè mi ha permesso di capire che alcune cose non mi interessano proprio.”  (A. e A. Equipe 2021 – Focus gruop a fine del primo mese di mobilità)
 
L’accorgersi che molto di ciò che si sta imparando, per esempio, non lo si conosce in merito al proprio contesto e il desiderio, quindi, di approfondirlo al rientro dall’esperienza di mobilità.
“Ogni tanto penso a quanto non so dell’Italia!” (Equipe 2021, focus group finale).

  
“Mi sembrava che ci fosse questo dislivello incolmabile fra come si svolge la (mia) quotidianità in Italia e come si svolge la quotidianità qua. […] quelle cose che sai che esistono ma che non senti davvero che esistono perchè non le hai mai viste. All’inizio io ho pensato – Io vengo qua per fare cosa? […] mi sembrava che avessi potuto solo imparare come all’università … apprendo poi però non so lavorare come una psicologa. Ora invece sto iniziando a vedere anche punti di incontro […] si è vero che ci sono delle differenza ma questo non vuol dire che (oltre ad imparare) non possa fare qualcosa di utile.” (Equipe 2021 – Focus gruop a fine del primo mese di mobilità)

Suonando il violino al CAPS II, Petrolina
Addentrarsi nel nuovo contesto non è un processo ‘neutro’, nel quale la(o) studentessa(e) mantiene una distanza dagli avvenimenti e dalle persone. Al contrario, è un processo durante il quale, naturalmente, quasi per osmosi, inizia una sorta di contaminazione mutua, di incontro e dialogo alla pari fra soggetti portatori di valori, abitudini, conoscenze, credenze, insomma … di culture, diverse da loro. Ecco perchè, infatti, a noi piace sempre pensare e riferici al fatto che si vivono incontri fra persone portatrici di culture diverse e non di incontri fra diverse culture.
Grazie a questo approccio, inoltre, queste esperienze di mobilità internazionale (dal Progetto BEA al programma Intereurisland) chiedono a chi è coinvolto di mettere in gioco le proprie conoscenze, capacità e competenze ma non solo, anche i propri interessei, desideri e passioni.
 
 

laboratorio di malabarismo allla FUNASE CASE

 

 
Si, interessi e passioni grazie alle quali ognuna(o) di noi ha un background significativo che, prima o poi, esce allo scoperto, viene raccontato, condiviso, messo in scena e ‘vissuto’, incrementandosi di nuove esperienze. Interessi e passioni che, dall’altra parte, nascono e fioriscono proprio grazie a questa immersione e contaminazione reciproca.
Un esempio straordinario di quest’anno sono stati gli interessi e le passioni specifiche per Teatro e malabarismo, Violino Graffiti e … la Capoeira, che hanno fatto si che si sviluppassero esperienze meravigliose di dialogo interculturale, contaminazione reciproca e Service-Learning nella sua essenza più profonda e significativa.
 
 
 
L’immersione nel contesto locale è un processo che si sviluppa fino alla fine dell’esperienza di mobilità. Ne è testimonianza il fatto che le reti di relazioni si sviluppano, si intrecciano con reti esistenti, con persone e istituzioni che sono già parte del progetto da anni.

L’equipe alla FUNASE CASE, al laboratorio di graffiti e murales

 

Le esperienze sono sempre più radicate nel territorio e ogni singola/o studentessa/e vive profondamente l’essere parte di questo contesto, nel quale lei/lui, comunque, sono ‘gli stranieri’.
 

Alessio L. participando ad un tavolo di discussione durante l’evento scientifico X WECSAB, DCH III, UNEB.

Il contesto riserva sempre alcune esperienze ‘sorpresa’ ad ogni equipe e così è stato anche quest’anno. Una di queste, sicuramente, è stata l’invito ad un incontro con un gruppo Scout di Petrolina, che ha permesso al gruppo di vivere un pomeriggio completamente diverso e assolutamente inaspettato.
 
L’incontro con un gruppo Scout di Petrolina-PE

Nel periodo di mobilità, sia il BEA che Intereurisland prevedono un fine settimana prolungato a disposizione per un’uscita di visita o ad una delle Capitali Recife o Salvador, rispettivamente degli Stati del Pernambuco e della Bahia, o di immersione in uno dei diversi contesti naturali meravigliosi che la Regione Nord Est offre.
Quest’anno la scelta si è indirizzata verso il parco naturale della Chapada Diamantina, nel Cuore della Bahia, che, per alcune sue caratteristiche e meraviglie uniche è ad un passo dall’essere coinsiderata patrimonio mondiale dell’UNESCO.
 
“E’ stata un’esperienza veramente ricca, prima di tutto pensando a quanto noi siamo stati immersi in tante, tante cose, non solo nel tirocinio e non solo a livello accademico. […] il senso di stare nel locale e vivere la quotidianità per me è stato importantissimo. Raccontando l’esperienza mi sono resa conto di quanto […] è stato bello che siamo riusiti davvero ad entrare in profondità in un contesto piccolo, ok, Juazeiro e Petrolina […] la scelta di stare in una piccola media città e viversela cercando di conoscerla è stato davvero importante. Mi sono permessa., grazie al programma Intereurisland, di fare un lavoro non superficiale, di comunità molto molto bello.” (C. Equipe 2021, focus group finale).
 
Grazie equipe Bea&Intereurisland 2021, grazie di Cuore perchè avete saputo ‘incarnare’ questo approccio di immersione nel contesto locale sin dai primissimi giorni, arrivando addirittura a conoscere, persone, enti, luoghi, locali, progetti e programmi che avete prresentato al coordinatore che … lui stesso non conosceva.
Nicola Andrian
 
L’equipe 2021 nella nuova sede dell’ufficio Bea&Intereurisland in Juazeiro-BA

II Cyber Incontro internazionale di studenti universitari – Intereurisland & Scholas Chairs: Dialoghi e conflitti interculturali fra il locale e il globale

II Cyber incontro internazionale di studenti(esse) universitari(e) Intereurisland & Scholas Chairs

Dialoghi e conflitti interculturali – fra il Locale e il Globale

L’evento si realizzerà il 17 novembre 2021 (Giorno internazionale dello studente universitario) e farà parte del X WECSAB – PPGESA, DCH III / UNEB

Link: Início | X WECSAB (wixsite.com)

A brevissimo inseriremo le informazioni dettagliate e il link per l’iscrizione.

Grazie

Commissione organizzatrice X WECSAB & II Cyber incontro

Como posso alfabetizzarmi con l’alfabeto di chi incontro ed è ‘diverso’ da me? Weekend formativo residenziale, in cammino con Paulo Freire

Canyon & Bivacco 22, 23 agosto 2021, ultima tappa del percorso formativo pre-partenza per esperienze di mobilità in Brasile – Equipe 2021, Progetto BEA e programma di ricerca e scambi Intereurisland (Bea&Intereurisland).

In cammino verso il Bivacco

Nell’atto del camminare, ad ogni passo, il nostro corpo perde l’equilibrio trovato per raggiungerne uno nuovo. Appoggio dopo appoggio, in una continua alternanza fra momenti di stabilità (conforto) e momenti di passaggio, di ‘perdita’ di questa stabilità, ci si muove a volte anche senza la consapevolezza che è proprio questa continua alternanza la chiave necessaria per ‘spostarsi ‘ verso la destinazione … che in portoghese chiamiamo ‘destino’.

Questa è una metafora che ci piace molto per condividere l’approccio formativo di questa due giorni residenziale, che ci ha visti in cammino sotto tanti punti di vista, verso il nostro ‘destino’ della partenza per Petrolina e Juazeiro, in Brasile.

Il gruppo delle tecniche

La tematica centrale che abbiamo affrontato e approfondito è stata quella del dialogo interculturale. Nello specifico, la giornata di domenica ci ha visti impegnati (in un contesto naturale meraviglioso che si è prestato perfettamente alle attività in programma … il Canyon) nel gioco di ruolo ‘Il ponte di Mostar‘ (E. Euli E., Soriga A., Sechi P.G., Puddu S., 1995), rivisto e adattato dall’equipe formativa.

L’attività, nella sua proposta originale, ha lo scopo di far “sperimentare le sensazioni che si possono provare incontrando un mondo culturale diverso e completamente nuovo, anche quando le abitudini appaiono ai nostri occhi ingiuste, arretrate e crudeli.”. Per raggiungere questo obiettivo formativo, il gruppo è stato diviso ed è stata proposta l’interazione fra la popolazione di un villaggio (molto ‘isolato’ in un determinato territorio montano) e un gruppo di tecnici/he (ingegneri, geometri/e etc) che vengono invitati dal governo della Valle ad interagire con la popolazione del villaggio, sia per raccogliere informazioni di matrice antropologica e sociale sia per offrire consulenze per la ricostruzione di un ponte abbattuto da una guerra.

Incontro e (non)dialogo con la comunità montana

 

 

Le diverse usanze/costumi/abitudini culturali e sociali dei due gruppi hanno creato le condizioni per un incontro e un (non)dialogo’ fra i due gruppi che ha portato i partecipantii ad uscire dalle loro zone di confort, a ‘muoversi’ verso le(gli) altre(i) in modo non scontato, non ‘normale’, non lineare ma … molto più consapevole dei limiti, delle barriere di ciò che troppo spesso si da per scontato, è cioè la capacità personale e del gruppo di incontro e dialogo con altre(i).

 

Il cerchio finale di riflessione su quanto vissuto è stato il Cuore della giornata ed ha racchiuso in se il potenziale formativo che ha permesso di far crescere e maturare la consapevolezza innanzi tutto in merito ai limiti, alle barriere, alle criticità che esistono e si creano quando si da per scontato di essere capaci e pronti alla relazione.

Attraverso la riflessione, però, è stato possibile anche far emergere atteggiamenti, attitudini, strategie, nuovi cammini che possono portare ad una relazione ‘autentica’, non violenta, di vero dialogo con chi è ‘diverso’ da noi. E questo si è trasformato nel momento formativo per eccellenza, seguendo un approccio che l’equipe di coordinamento Bea&Intereurisland ha scelto in modo specifico quest’anno: il riferimento, la ri-lettura e ri-proposta del pensiero, della proposta politico-pedagogica e della praxis del grande pedagogista brasilaino Paulo Freire. Quali migliori spunti, allora, proprio quelli da lui proposti in merito alla continua antitesi fra dialogo e anti-dialogo?

Nel cerchio formativo di chiusura dell’attività, quindi, a seguito di un primo giro di condivisione, si è aperta la discussione attraverso uno spunto formativo e una questione, alla quale si è cercato di rispondere basandosi su sensazioni, emozioni e azioni sperimentate durante la dinamica ma anche sul vissuto di ogni partecipante. 

Lo spunto formativo:

Esperienza (proposta da Camilli durante una LIVE del Circulo di Cultura Paulo Freire del DCH III, UNEB) dell’incontro del pedagogista brasilano Freire con giovani universitari in Pelota, in occasione di un incontro del Movimento sem Terra (MST). Durante questo incontro, “gli studenti gli hanno chiesto: ‘Noi vogliamo molto andare negli insediamenti (assentamentos) dei Sem Terra e aiutare alla loro alfabetizzazione. Lei cosa ci può dire?’ E lui – Paulo F. – risponde: “Guardate bene miei giovani. La prima cosa è andare lì e alfabetizzarsi con il loro alfabeto. Loro hanno un proprio alfabeto. Non andate lì a portare quello che voi sapete, quello che avete imparato nei libri, andate lì a comprendere e imparare quello che loro, l’MST, sa.”.

Quale messaggio più profondo e significativo potrebbe essere condiviso con studentesse(i) in formazione per un’esperienza di scambio??

La questione:

“Quali strategie, atteggiamenti, capacità, competenze possiamo scegliere e mettere in atto/utilizzare per cercare di ‘alfabetizzarci con l’alfabeto di chi è diverso da noi e che incontreremo in quesa esperienza di mobilità in Brasile?”

La ricchissima condivisione di riflessioni ci regala degli spunti che approfondiremo dal punto di vista teorico e pratico lungo tutto l’arco di tempo dell’esperienza di mobilità in Juazeiro-BA e Petrolina-PE, in programma da metà settembre a metà dicembre di quest’anno.

Una prima indicazione è quella di osservare

Paulo Freire e il Teatro dell’Oppresso – Settimana estiva intternazionale, 20 – 25 luglio 2021, Tiggiano, Puglia

 “Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini (e le donne) si educano insieme, con la mediazione del mondo” (Paulo Freire)

Come equipe di coordinamento del programma Intereurisland e del Progetto BEA (Bea&Intereurisland) sperimentiamo costantemente, attraverso esperienze concrete, il valore della formazione, dello scambio e dell’arricchimento reciproco a tutti i livelli. Riteniamo, infatti, che sia profondamente significativo quel continuo de-costruire e ri-costruire, perdere e ritrovare equilibrio, uscire e ri-entrare in nuove zone di conforto in merito alle linee guida, alle fondamenta teoriche e pratiche e agli approcci metodologichi che poi ci permettono di pianficare, realizzare, riflettere su per ri-pianificare, etc, le diverse attività progettuali.

In virtù del centenario della nascita del grande pedagogista brasiliano Paulo Freire (nominato patrono dell’educazione/istruzione brasiliana nel 2012), quest’anno ci si sta focalizzando sulla rilettura della sua proposta politico-pedagogica e della sua Praxis. Una rilettura che ci permette di ri-pensare, ri-costruire e trasformare le esperienze formative in merito al dialogo (anti-dialogo) interculturale e allo sviluppo della gestione partecipata territoriale, vissute attraverso il programma Intereurisland e il BEA.

Quale migliore occasione, allora, per sperimentare mettendosi in gioco a 360°, la proposta dell’Istituto Paulo Freire Italia (https://paulofreire.it/), della settimana estiva internazionale realizzata a Tiggiano, Puglia, dal 20 al 25 luglio, 2021.

Apertura della Settimana Estiva, Comune di Tiggiano, 21 Luglio 2021

Presentazione della settimana (Materiale divulgativo Istituto Paulo Freire)

1921-2021: i cento anni dalla nascita di Paulo Freire sono una nuova occasione per riflettere sul pensiero del pedagogista brasiliano, e riscoprire-attualizzare le sue linee di intervento attraverso le matrici di coscientizzazione, di emancipazione, di educazione come pratica di libertà. In un momento storico di nuovi analfabetismi e divari sociali ed economici, il lavoro diviene ancora una questione antimonica, tra democrazia e sviluppo umano da una parte e sfruttamento ed esclusione dall’altra. L’Istituto Paulo Freire Italia propone la Summer in un luogo geografico come la Puglia dove coesistono progettualità di innovazione sociale trasformativa di nuove ri-partenze e drammatiche condizioni di sfruttamento e di svalutazione della vita umana.

Comitato scientifico

Piergiorgio Reggio, Moacir Gadotti, Silvia Manfredi, Giuseppe Annacontini, Stefano Pasta, Massimiliano Bozza, Julian Boal, Raffaele Bruno, Piergiuseppe Elleran

Il programma realizzato

Cinque giornate intense, profonde e molto significative di interazione, conoscenza reciproca, scambio e approfondimento teorico e pratico del pensiero e della proposta di Paulo Freire e del Teatro dell’Oppresso.

Un momento del laboratorio di Teatro dell’Oppresso

Il contesto nel quale si è realizzata la settimana estiva è stato un importante ‘valore aggiunto’ per poter conoscere, anche se solo superficialmente, alcune realtà ‘forti’, di ‘frontiera’, nella continua antitesi fra umanizzazione e disumanizzazione, oppressione e liberazione, che alcune comunità del Salento (Puglia) si trovano a vivere e gestire nelle loro quotidianità.

L’alchimia creata dall’intreccio di relazioni fra lo staff, le diverse partecipazioni esterne ed il gruppo di partecipanti, grazie alla continua alternanza di momenti di dialogo (formali e informali), laboratori, narrazioni e proposte nate in itinere (le sorprese dei laboratori non programmati di Acro-Yoga e Forró), il mare, le musiche e i balli, hanno permesso di vivere un’esperienza di relazione di rara profondità e altezza … perchè, come ci suggerisce Raimon Panikkar, il cammino più breve (tra due persone, due cuori) passa per le stelle. 

Un grazie speciale allo Staff dell’Istituto Paolo Freire Italia, nelle persone della Presidentessa, Prof.ssa Silvia Maria Manfredi, del Vice presidente Prof. Piergiorgio Reggio e di Patrizia Magliano, ai conduttori del laboratorio di Teatro dell’Oppresso, Luciana Talamonti e Massimiliano Bozza, al Prof. Piergiuseppe E. Unisalento, ad ogni partecipazione esterna che ha contribuito a rendere altamente ‘formativa’ questa esperienza e a voi, Teresa L., Francesca A., Silvia P., Teresa S., Giuseppe, Mara e Andrea per avere reso ‘unica’ questa esperienza.

La settimana estiva si è conclusa con il desiderio di nutrire e far crescere le relazioni e i vincoli che si sono creati e riflettere su possibili collaborazioni su diversi fronti, mantenendo come filo rosso, che unisce e crea ‘senso’, il desiderio di ripensare costantemente la proposta politico – pedagogica di Paulo Freire nei diversi contesti e nelle diverse progettualità che si potranno mettere in atto.

Un momento della serata finale

 

Un appuntamento concreto che potrà segnare l’inizio di una relazione con l’Istituto Paulo Freire Italia sarà, sicuramente, il X Workshop Nacional de Educação Contextualizada para Convivência com o Semiárido Brasileiro (WECSAB), organizzato dal programma di Mestrdo in Educazione, Cultura e Territori Semiaridi (PPGESA), del Dipartimento di Scienze Umane (DCH), Campus III, UNEB, che si realizzerà dal 16 al 19 novembre 2021 (on-line).

Dandoci un primo appuntamento per questa occasione, ci auguriamo buon cammino a tutte e tutti noi.

Nicola Andrian

Paulo Freire e il Teatro dell’Oppresso – Settimana estiva di approfondimento teorico e pratico – Tiggiano, Luglio 2021

 “Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini (e le donne) si educano insieme, con la mediazione del mondo” (Paolo Freire)

Come equipe di coordinamento del programma Intereurislad e del Progetto BEA (Bea&Intereurisland) crediamo e sperimentiamo costantemente, attraverso l’esperienza diretta, il valore della formazione, dello scambio, dell’arricchimento reciproco. Riteniamo che sia profondamente significativo quel continuo de-costruire e ri-costruire, perdere e riconquistare equilibro, uscire e ritrovare nuove zone di conforto in merito alle linee guida, alle fondamenta teoriche e pratiche e alle scelte metodologiche che poi ci permettono di pianficare, realizzare, riflettere su, le diverse attività progettuali.

Questa estate ci si è focalizzati sulla proposta del Teatro dell’Oppresso e sulla rilettura del grande pedagogista brasiliano Paulo Freire (Patrono dell’Educazione brasiliana), in modo particolare per quanto riguarda il dialogo interculturale e lo sviluppo e la gestione partecipata della comunità.

L’occasione è arrivata dalla proposta dell’Istituto Paulo Freire Italia, con la Settimana Estiva realizzata a Tiggiano, Puglia, dal 20 al 25 luglio 2021.

Apertura della Settimana Estiva, Comune di Tiggiano, Luglio 2021

Presentazione della settimana

1921-2021: i cento anni dalla nascita di Paulo Freire sono una nuova occasione per riflettere sul pensiero del pedagogista brasiliano, e riscoprire-attualizzare le sue linee di intervento attraverso le matrici di coscientizzazione, di emancipazione, di educazione come pratica di libertà. In un momento storico di nuovi analfabetismi e divari sociali ed economici, il lavoro diviene ancora una questione antimonica, tra democrazia e sviluppo umano da una parte e sfruttamento ed esclusione dall’altra. L’Istituto Paulo Freire Italia propone la Summer in un luogo geografico come la Puglia dove coesistono progettualità di innovazione sociale trasformativa di nuove ri-partenze e drammatiche condizioni di sfruttamento e di svalutazione della vita umana.

Comitato scientifico

Piergiorgio Reggio, Moacir Gadotti, Silvia Manfredi, Giuseppe Annacontini, Stefano Pasta, Massimiliano Bozza, Julian Boal, Raffaele Bruno, Piergiuseppe Elleran

Il programma realizzato

Cinque giornate intense, profonde e molto significative in merito di interazione, scambio e conoscenze mutue e di approfondimento teorico e pratico del Teatro dell’Oppresso mantenendo  come filo conduttore il desiderio di rileggere il pensiero e la praxis di Paulo Freire.

Un momento del laboratorio sul Teatro dell’Oppresso

Il contesto nel quale si è realizzata la settiamana estiva è stato di grande significato per poter conoscere, anche se solo in forma molto superficiale, alcune realtà ‘forti’, di ‘frontiera’, che le comunità del Salento si trovano a vivere e gestire nella quotidianità.

L’alchimia creata dall’intreccio di relazioni fra lo staff, le diverse partecipazioni esterne ed il gruppo, fra le attività dei dialoghi, dei laboratori e delle narrazioni, fra le sorprese dei laboratori non programmati di Acro-Yoga e Forró, il mare, le musiche e i balli hanno permesso di vivere un’esperienza di relazione di rara profondità e altezza … perchè, come ci suggerisce Raimon Panikkar, il cammino più breve (tra due persone, due cuori) passa per le stelle. 

Un grazie speciale allo Staff dell’Istituto Paolo Freire Italia, nelle persone della Presidentessa, Prof.ssa Silvia Maria Manfredi, del Vice presidente Prof. Piergiorgio Reggio e di Patrizia Magliano, ai conduttori del laboratorio sul teatro dell’oppresso, condotto da Luciana Talamonti e Massimiliano Bozza, al Prof. Pierluigi UniSalento e a tutte e tutti i partecipanti.

La Settimana estiva si è conclusa con il desiderio di collaborare su diversi fronti, mantenendo come filo rosso, filo conduttore, il desiderio di ripensare costantemente la proposta pedogico – politica di Paulo Freire nei diversi contesti e nelle diverse progettualità che si potranno mettere in atto.

Un appuntamento concreto che segnerà l’inizio di un possibile vincolo fra il Dipartimento di Scienze Umane, Campus III, dell’Univeristà dello Stato della Bahia UNEB e l’Istituto Paulo Freire Italia sarà il X WECSAB, organizzato dal programma di Mestrdo PPGESA, del DCH III, UNEB  e che si realizzerà dal 16 al 19 novembre 2021.

Ci diamo appuntamento per questa occasione e ci auguriamo buon cammino a tutte e tutti noi.

Nicola Andrian

Intereurisland From Local to Global – Proyecto de intercambio estudiantil para una red mundial

Intereurisland From Local to Global – Proyecto de intercambio estudiantil para una red mundial .
Presentazione/apresentação della proposta della rede mondiale: oggi, 08.07.2021 – ore 15.30 (Madrid – Roma) – 10.30 (Brasilia)
Link Youtube presentazione dal vivo/ao vivo: https://www.youtube.com/watch?v=N36RjZOIzbk
 

 Foto: equipe Intereurisland 2021, Madrid – VI Congresso SCHOLAS CHAIRS, in formazione pre-partenza per l’esperienza di scambio con il DCH III UNEB e comunità, Bahia, Brasile.