L’esperienza in Brasile; un viaggio verso me stessa – Report finale tirocinio formativo all’estero di Beatrice Aiello, FISPPA, UNIPD


Sono le 17.25 e dal finestrino vedo il sole infuocato nascondersi tra delle palme all’orizzonte, la sua luce è talmente calda che sento il suo calore sulla mia pelle. 

Questo è il mio ultimo tramonto qui in Brasile, e mi lascio abbagliare da questa luce calda e aranciata del sole all’orizzonte; fino a quando i miei occhi smettono di mettere a fuoco.
Sommersa dalle sfumature rosse, gialle, azzurre e verdi; rivedo ciò che i miei occhi hanno visto in questi quattro mesi. I volti della gente per strada che chiacchiera, gli anziani seduti al bar a guardare il traffico e la gente che va di qua e di là, la musica che ho ascoltato, ballato e cantato; i profumi dei cibi tipici lungo la strada e nelle case di amici, i volti delle persone che ho conosciuto e gli odori di spezie nelle strade che solitamente percorrevo.
I tramonti vissuti a bocca aperta col cuore stretto, il cielo così azzurro e così vicino da riuscire a  toccarlo, gli alberi e i fiori così particolari da lasciarmi stupita ogni volta e quella terra rossa e secca che ora sfugge sotto i miei piedi.


Sulle guance sento l’umido delle lacrime che mi scorrono giù fino al collo e una morsa al petto, come se una mano mi stringesse forte il cuore, subito mi scuote. Rimetto a fuoco l’immagine di quella terra rossa ricoperta da arbusti, palme e piante enormi, facendo di quel tramonto una foto impressa nei miei occhi.


Per tutta la mia permanenza in Brasile, mi è stata ripetuta molte volte una frase: “Voce está no Brasil, aproveita!”.  Inizialmente non lo consideravo come un consiglio, ma anzi come una frase buttata là per smuovermi un po’. Ma col sommare delle persone che me la ripetevano ho capito che quella frase sarebbe divenuta la “mia frase”, e nei momenti di incertezza o paura l’avrei ripetuta a me stessa.
E così è stato, i momenti in cui non sapevo se fare o meno una cosa, mi fermavo e ripetevo: “Beatrice, sei in Brasile approfittane!”.
Ripetermi questa frase mi è stato di grande aiuto perché mi ha dato la voglia di mettermi in gioco ma anche di rimanere in disparte in alcuni momenti, di capire quali sono i miei limiti e le mie paure, ma più di tutto mi ha aiutata a capire le mie emozioni e anche a cambiare alcuni tratti del mio carattere.
La partecipazione al corso “Relazioni interpersonali e dinamiche di gruppo” del dipartimento di Scienze Umane III dell’Università dello Stato della Bahia – UNEB, tenuto dal coordinatore del Progetto BEA Nicola Andrian, mi ha dato la possibilità di comprendere in modo più approfondito le dinamiche all’interno di un gruppo (per esempio quelle della mia equipe di tirocinio). Inoltre, attraverso le dinamiche di gruppo e le attività individuali, ho potuto approfondire le conoscenze teoriche e pratiche della comunicazione assertiva, una tematica che è stata molto interessante a livello personale nonché professionale.
Grazie ai momenti di vita quotidiana assieme all’equipe 2018, composta da Giacomo L., sempre del Progetto BEA, Sara F. e Ludovica F. della ricerca INTEREURISLAND e Nicola A., e grazie all’esperienza di tirocinio formativo svolto al FUNASE CASEM, ho potuto approfondire la comunicazione assertiva e, in particolare, l’osservazione e la gestione delle mie emozioni e sensazioni.
Il FUNASE CASEM di Petrolina-PE (ente partner del Progetto BEA) è una casa di semilibertà di una fondazione socio-educativa dello Stato del Pernambuco, che accoglie adolescenti in conflitto con la legge.

L’Equipe 2018 Progetto BEA e INTEREURISLAND e l’equipe tecnica della FUNASE CASEM, Petrolina.

Il primo impatto, quando sono arrivata nell’unità, è stato molto forte. Durante i primissimi giorni ho provato delle sensazioni di insuccesso e insicurezza, dovute alla paura per il nuovo ambiente che ancora non conoscevo e per la nuova lingua che non mi permetteva di essere sicura nelle relazioni.

Col passare delle settimane, oltre all’approfondimento dei rapporti con l’equipe tecnica (socio – psico – pedagogica), mi avvicinavo sempre più anche agli adolescenti accolti.
J. e M. sono due di loro con i quali ho legato di più all’inizio. Grazie a loro sono stata integrata nel gruppo, riuscendo a ‘conquistare anche i ragazzi più duri.
E’ stato interessante osservare come nel primo mese e mezzo, loro stessi mi includessero pian piano nelle loro attività del tempo libero e nelle conversazioni.
La loro conoscenza mi ha permesso di notare qualcosa di particolare. Ognuno di loro, quando arrivavo in sede, mi chiedeva un dettaglio specifico della nostra prima chiacchierata.  E. ad esempio, tutti i giorni mi chiedeva di imitare sempre la stessa azione perché lo divertiva la mia espressione; J. invece mi chiedeva sempre di ripetere una parola italiana perché gli faceva ridere la pronuncia; D. che mi guardava sorridendo aspettava sempre  un mio sorriso; J. tutti i giorni mi ripeteva “hullalah” aspettando che io mi girassi ridendo per ridere assieme; oppure M. che appena mi vedeva mi salutava in italiano, chiedendomi se la pronuncia era corretta.
Tutti questi dettagli erano per me, e credo anche per loro, uno sorta di ricongiunzione prima di iniziare a parlare d’altro o svolgere delle attività; sembrava quasi una verifica per vedere se uno dei due fosse cambiato durante la notte. Ma al tempo stesso era un dettaglio che solo io ed ognuno di loro potevamo sapere e che era unico delle nostre relazioni. 
Per quanto riguarda la relazione instaurata con l’equipe tecnica, inizialmente ero accompagnata soprattutto dalla Pedagogista Márcia D.. In particolare, durante il primo periodo di osservazione e reciproca conoscenza, mi ha illustrato il lavoro svolto da lei sia all’interno che all’esterno dell’unita e mi ha accompagnato a conoscere le scuole frequentate dagli adolescenti.
Allo stesso modo la psicologa Liane M. e l’assistente sociale Ana Valina M. mi hanno spiegato ed illustrato il loro lavoro all’interno e all’esterno dell’unità; riguardo a loro, ho avuto la fortuna di partecipare a due visite domiciliari. Nonostante tali attività non rientrassero in modo specifico nel mio campo di studi, sono stati momenti molto formativi perchè mi hanno permesso di vedere il lavoro che viene svolto fuori dall’unità, in particolare con i Comuni dei paesi d’origine dei ragazzi, per la gestione dei rapporti con le famiglie. Inoltre, ho potuto assistere ai dialoghi con gli stessi familiari degli adolescenti. 
All’inizio del mio tirocinio mi ero preposta alcuni obiettivi auto formativi quali:
– Conoscere la struttura che mi ospiterà, la sua missione e i metodi utilizzati; 
– Acquisire informazioni tecniche ed operative delle attività proposte dalla struttura; 
– Collaborare con l’équipe durante le fasi di progettazione e attuazione delle attività;
– Conoscere la nuova cultura;
– Entrare in contatto con i ragazzi;
– Acquisire capacità organizzative e attuative delle attività;
– Sviluppare capacità d’analisi e d’interpretazione dei bisogni espressi dai ragazzi;
– Migliorare le mie capacità osservative durante le attività e i momenti di convivialità con i ragazzi;


Per poter raggiungere tali obiettivi formativi, a seguito del primo periodo di osservazione partecipante e anche sulla richiesta dell’equipe tecnica del CASEM, ho programmato e sviluppato una mia attività specifica con gli adolescenti accolti. Un laboratorio con l’argilla che si è sviluppato nell’arco di 3 settimane e per un totale di 6 incontri.


Attraverso questo laboratorio gli adolescenti hanno lavorato sugli obiettivi da me fissati per l’attività ovvero: sviluppare la capacità di terminare ciò che si inizia; sviluppare capacità creative; creare gruppo; accrescere il contatto con le proprie emozioni.


Nei primi incontri è stato difficile riuscire a controllare i ragazzi, soprattutto spiegare loro che dovevano seguire le mie indicazioni, perché non era un’attività libera ma un’attività da me condotta che richiedeva la partecipazione attiva e sincera da parte loro.

Il confronto con la psicologa e l’assistente sociale mi ha aiutato molto, in quanto mi hanno suggerito delle modalità alternative per la gestione delle attività e della relazione con i diversi partecipanti. La presenza di queste due figure professionali in alcuni momenti del laboratorio, mi ha aiutata a condurre l’attività con ottimi risultati, in particolare negli ultimi incontri in cui i ragazzi hanno realizzato dei lavori pieni di significato.

Un momento del laboratorio con l’argilla – FUNASE CASEM, Petrolina-PE.

Il Progetto BEA, oltre ad includere lo svolgimento del tirocinio formativo, offre la possibilità di essere facilitatrici/tori al corso di lingua e cultura italiane all’UNIVASF (Università Federale Valle del São Francisco). 
Nonostante avessi molta paura, una volta iniziato il corso ho dovuto ricredermi. Devo ringraziare il mio coinquilino e compagno di “cattedra” Giacomo L. e Nicola A., responsabile del Corso.

La serata di culinaria del corso di lingua e cultura italiane PROEX – UNIVAS

Ringrazio il Progetto BEA, promosso dall’En.A.R.S. Padova, per avermi dato la possibilità di vivere questa esperienza di scambio interculturale attraverso la quale, oltre alle attività di tirocinio, ho potuto conoscere la cultura nordestina, la musica del sertão, il forrò, i cibi tipici della Bahia e del Pernambuco, i buonissimi succhi dalle 200.000 varietà di frutta, i modi di dire e di fare dei ‘nordestini’, il calcio, l’amore per gli amici e l’amore per la terra in cui si vive.

Equipe 2018

Ringrazio di cuore l’equipe 2018, piena di risate, gioie, sfortune, fortune, imprevisti, discussioni, amori e tanti colori; per essere stata parte di quelli che saranno bellissimi i ricordi, per avermi aiutata a cambiare in alcune cose e per aver fatto festa e per aver scoperto assieme a me una piccola parte di Brasile.
In particolare un grazie a Giacomo, per essere stato un coinquilino divertente e paziente; per aver affrontato con me gli animaletti indesiderati della nostra casa, per aver riguardato per le centesima volta Narcos, per aver sopportato le mie manie, per le chiacchierate in amaca, per le attraversate in bicicletta e per essere stato il cuoco e il portinaio “mais legal” del Pernambuco.
Ringrazio le donne di questa favolosa equipe: Sara per il suo modo di fare un po’ tutto suo e Ludovica per aver riso a crepapelle per le sue disavventure.
Grazie per essere diventati miei amici.
Ringrazio Nicola Andrian, il coordinatore del Progetto BEA, per aver saputo accompagnarci in questa esperienza formativa sia professionale che umana, di vita. Per aver capito che avevo bisogno di qualcuno che mi appoggiasse nel corso di questa esperienza e per i consigli dati. Grazie per essere una figura di riferimento che non oscura la strada, ma che tiene la luce per gli altri.
Grazie a tutte le persone che ho conosciuto e grazie anche agli sconosciuti, che ogniqualvolta ci dicevano: “Seja bem-vindo”.

Fiume São Francisco

“Durante il nostro cammino cerchiamo di raggiungere una meta; 

la verità è che siamo in cerca della nostra strada.” 
Con esperienza ho trovato la mia strada; ho trovato me stessa.
Grazie Brasile, a presto!
Beatrice

Corso di studio in Scienze dell’Educazione e della Formazione, FISPPA – UNIPD, sede di Rovigo.

Buon rientro in Italia Equipe 2018. Al termine le esperienze di mobilità internazionale del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND

Anche quest’anno si è chiuso il periodo di mobilità in Brasile, del gruppo di studenti dell’Università di Padova del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND.

Incontro di orientamento al Consorzio Universitario Rovigo CUR, Italia.

Le valutazioni in itinere e finali confermano che l’intersezione fra la mobilità internazionale e il dialogo interculturale fra studentesse e studenti italiani e brasiliani, l’intersettorialità fra il mondo accademico e la comunità attraverso attività di extensão, e l’alternanza fra lo studio e il tirocinio e fra l’apprendimento e il servizio alla comunità, hanno costituito di fatto un terreno fertile di incontro, dialogo e scambio fra tutti i ‘soggetti’ coinvolti e un contesto altamente formativo per le studentesse Sara F., Ludovica F. e Beatrice A. e lo studente Giacomo L. coinvolti nei cicli completi del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND.
Cicli che in entrambi i casi prevedono 3 diverse fasi come a seguire:

1) Fase di pre-mobilità, in Italia, che prevede attività di orientamento, selezione e formazione specifica anche in peer-education (sviluppata assieme a studentesse e studenti già rientrati e studentesse e studenti stranieri in mobilità).

Corso di Extension: ‘Relazioni interpersonali e dinamiche di gruppo’ – DCH III, UNEB.
Peer-education: lingua e cultura italiane

2) Fase di mobilità, in Brasile, che prevede attività di studio al Dipartimento di Scienze Umane III della UNEB, di tirocinio in enti delle città di Petrolina-PE e Juazeiro-BA, di dialogo e incontro interculturale e peer-education (compresi i percorsi di approfondimento di lingua e cultura italiane).

Una delle attività del tirocinio sviluppato da Sara F. (FISPPA, UNIPD – INTEREURISLAND)
assieme a Eliana Souza (DCH III, UNEB), alla Pastoral da Mulher in Juazeiro-BA

Le attività di tirocinio si sviluppano seguendo le diverse fasi del ciclo del Service Learning, una proposta pedagogica che coinvolge gli studenti in attività che combinano il servizio alla comunità (in accordo con le reali necessità di ogni specifico contesto) e l’apprendimento (in riferimento agli obiettivi formativi dei progetti di tirocinio presentati all’ufficio Stage UNIPD in fase di pre-mobilità).
L’alternanza di studio (frequenza ai corsi al DCH III, UNEB) e tirocinio (nei rispettivi enti delle comunità) permette agli stessi studenti di mettere in relazione costantemente la teoria con la pratica.

Un momento del laboratorio sviluppato da Beatrice A. (FISPPA, UNIPD – Progetto BEA)
alla FUNASE CASEM, Petrolina-PE, con adolescenti in conflitto con la legge (regime di semilibertà).

Un momento del laboratorio al NAENDA Gey Espinheira de Juazeiro-BA
con Ludovica F. (FISSPA, UNIPD – INTEREURISLAND) e Jaqueline Aquino Rodrigues (DCH III, UNEB),
con adolescenti in conflitto con la legge (regime di semi-libertà)

Uno dei momenti del tirocinio formativo di Giacomo L. (FISPPA, UNIPD – Progetto BEA),
alla FUNASE CASE di Petrolina-PE con adolescenti in conflitto con la legge.

Fra le attività più importanti del ciclo del Service Learning ci sono sicuramente i momenti di riflessione / valutazione / programmazione in itinere e finali che si sviluppano sia in ogni specifico ente di tirocinio che durante i Focus Group dell’equipe (tutti gli studenti in mobilità assieme a me, in qualità di coordinatore).

Valutazione programmazione al FUNASE CASEM, Petrolina
con Beatrice A. e l’equipe Socio – psico – pedagogica.

Al FUNASE CASE con Giacomo L. e il coordinatore pedagogico Ilson B.

La Culminância, momento di chiusura delle attività di tirocinio alla Pastoral da Mulher, Juazeiro-BA

 3) Fase di Post mobilità, in Italia, che prevede la presentazione dei diversi documenti relativi alle attività di tirocinio e studio e momenti di restituzione/condivisione dell’esperienza vissuta anche attraverso momenti di peer-education con gli studenti che si preparano a partire con il nuovo ciclo.

Un abbraccio e un in bocca al lupo per tutto Sara, Beatrice, Ludovica e Giacomo. Ci rivediamo in Italia.
Nicola Andrian

Un momento della festa finale di ‘DESPEDIDA’, Cubiculo, Petrolina-PE

Quando as pessoas são as protagonistas do encontro e do diálogo intercultural

Mais um momento de encontro e diálogo intercultural muito lindo e significativo entre a UNIVASF e o DCH III da UNEB, através das atividades de lingua e cultura italianas do Progetto BEA e do intercâmbio INTEREURISLAND.
Abertura

O evento, organizado com o interesse em desenvolver os vínculos entre as duas universidades a respeito das atividades de internacionalização e extensão, abriu-se com a fala da Prof.a Márcia Guena dos Santos, Diretora do DCH III, UNEB, do Prof. Isnaldo Jose De Souza Coelho – Assesor de Relações Internacionais da UNIVASF e da Prof.a Edilane Carvalho Teles que em 1998 participou, como pionera, ao intercâmbio com a Universidade de Padova.

Ao evento participaram os estudantes dos cursos de Lingua e cultura italianas 2018.1 da UNIVASF e do DCH III, UNEB, os membros do recém criado Grupo permanente de internacionalização acadêmica do DCH III,  Prof.a Claudia Maisa Antunes Lins, Prof. Edmerson dos Santos Reis e Priscilla Sayonara de Sousa Brandão, a Dr. Célia Virginia Alves de Souza, coordenadora do Centro de Idiomas sem Fronteiras da UNIVASF, convidadas e convidados das duas universidades e das comunidades.
A seguir, o discurso de abertura oficial do Grupo permanente de internacionalização acadêmica do DCH III, UNEB do Prof. Nicola Andrian.
De acordo com a Missão da Universidade do Estado da Bahia – UNEB e por meio de uma colaboração direta com a própria Secretaria Especial de Relações Internacionais SERINT:

Missão do Grupo

Promover o desenvolvimento da qualidade do ensino, da pesquisa e da extensão do DCH III, UNEB por meio da implementação de ações de internacionalização. Ações que visem o encontro e o diálogo entre pessoas de culturas diferentes como fundamentos de uma educação do jovem cidadão entre o conhecimento cada vez mais profundo do próprio contexto e uma abertura ao mundo.  
Objetivos específicos:
  • Desenvolver estudos e pesquisas sobre a internacionalização em si e sobre a internacionalização de propostas de extensão universitária;
  • Fortalecer os vínculos com a Universidade de Padova, promovendo atividades de intercâmbio/ mobilidade internacional de estudantes, pesquisadores, professores, técnicos – administrativos tanto dos cursos de graduação, de pedagogia e jornalismo, quanto dos cursos de mestrado;
  • Fomentar o desenvolvimento dos convênios já existentes e a ampliação para outras universidades, por meio de uma colaboração direta com a SERINT, Secretaria Especial de Relações Internacionais da UNEB (referência: Procedimentos das ações de internacionalização da Universidade do Estado da Bahia, Equipe SERINT – Salvador-BA, 2018);
  • Contribuir para a consolidação de espaços integrados do conhecimento, incluindo o desenvolvimento de diferentes idiomas;
  • Promover encontros, seminários, estudos, pesquisas e publicações a respeito da Internacionalização da graduação e pós-graduação realizadas no DCH-III da UNEB.

Após a apresentação do grupo, teve um momento cultural com músicas do ‘coral italiano’ da UNIVASF e do DCH III, UNEB (‘O bella Ciao’ e ‘C’era u ragazzo’) e a projeção do Filme: ‘La Vita è bella’ de Roberto Benigni.
O evento encerrou com a entrega dos certificados aos estudantes do DCH III, UNEB.
Agradecendo a todas e todos, Nos desejo um bom caminho,
Nicola Andrian

Entrega dos certificados e fotos

Al via un nuovo ciclo di esperienze di mobilità internazionale, responsabilità sociale dell’università e Service Learning: Progetto BEA e INTEREURISLAND

È iniziato ormai da due settimane il nuovo ciclo delle esperienze di mobilità internazionale attraverso il Progetto BEA e la ricerca INTEREURISLAND, nella città di Petrolina-PE e Juazeiro-BA, in Brasile.


Aeroporto di Petrolina-PE

PROEX, Prorettorato di Extensão, UNIVASF, Petrolina-PE

I protagonisti dell’equipe 2018 sono gli studenti del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione FISPPA, UNIPD di Rovigo, Beatrice Aiello, Sara Fornaro e Giacomo Longo e Ludovica Fedele, neo laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione sede di Padova, con uno stage post-lauream.




FINASE CASE, Petrolina-PE, Adolescenti in conflitto con la legge





Le prime attività di questo semestre di alternanza fra studio e tirocinio sono state le visite ai diversi enti Partner delle città di Petrolina, nel Pernambuco, e Juazeiro nella Bahia.





FUNASE CASEM, Petrolina. Adolescenti in conflitto con la legge,
in regime di semi-libertà.
APAE Petrolina-PE, persone diversamente abili
Pastoral da Mulher, Juazeiro-BA, Donne in condizioni di prostituzione

NAENDA FUNDAC, Juazeiro. Adolescenti in conflitto con la legge,
in regime di semi-libertà
Lar São Vicente de Paulo, Juazeiro-BA, anziani in condizioni di disagio
UNEB, DCH III, Juazeiro-BA, assieme alle studentesse brasiliane che hanno
vissuto l’esperienza di scambio a Rovigo, FISPPA, UNIPD.
Buon cammino, Nicola Andrian

Progetto BEA & INTEREURISLAND, incontro di condivisione. Equipe 2017, 2018 e …2019

Work in progress con ben 3 generazioni assieme, oggi, all’incontro di condivisione delle esperienze di mobilità internazionale del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND (sistema misto di studio e tirocinio all’estero attraverso progetti di responsabilità sociale dell’universtà).

Un grazie per la presenza e la disponibilità a Selena G., Ilaria A., Chiara Z. e Paolo P. (corsi di Scienze dell’educazione e della formazione di Padova e Rovigo, FISPPA – UNIPD), rientrati dall’esperienza svolta nel 2017.
Un in bocca al lupo a Sara F., Giacomo L., Beatrice A (dello stesso corso di studio, sede di Rovigo) e Ludovica F. (tirocinio post-laurea), in partenza il 2 aprile, e un augurio di un buon percorso di preparazione a Ilenia D.A. (corso magistrale in psicologia di comunità FISPPA) e a Giulia T. e Andrea C. (Scienze dell’educazione e della formazione di Padova e Rovigo FISPPA), con un buon anticipo per la formazione pre-partenza.
Un grazie anche a Isabella Polloni (Presidente) e Marcella M. (segreteria amministrativa) dell’En.A.R.S.
Buon cammino a tutte e tutti,
Nicola Andrian 

Un momento del pranzo condiviso

Il Service Learning in una prospettiva internazionale

Una giornata molto intensa con gli studenti del primo anno delle Facoltà di Scienze della Formazione delle Università Cattoliche di Brescia (ore 11.30) e di Milano (ore15.30).

Due seminari didattici attraverso i quali abbiamo potuto riflettere sulle prospettive internazionali della proposta pedagogica del Service Learning attraverso le esperienze del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND. 

L’interesse da parte di diversi studenti ci ha portati a pensare a future collaborazioni proprio in merito ad esperienze di tirocinio formativo all’estero.
Un grazie per l’invito e per l’accoglienza al Prof. Domenico Simeone e alla prof.ssa Monica Amadini.
Nicola Andrian

Università Cattolica di Milano

Intercultura e Inclusione

Due concetti dei quali si sente spesso parlare e che si ritrovano in molti documenti, progetti proposte sia in ambito scolastico, accademico, formativo sia nel contesto delle comunità, costituite da tutta quella varietà di associazione, cooperative, o.n.g., gruppi formali e/o informali, famiglie etc.

Ma qual’è il significato profondo di questi due concetti e, soprattutto, come questi vengono vissuti, sperimentati nelle nostre attività quotidiane all’interno dei contesti dove operiamo?

Su questo abbiamo deciso di sperimentarci e riflettere noi operatori delle associazioni ‘APS En.A.R.S.’ e ‘Marcellino’, attraverso un incontro organizzato e gestito anche assieme a docenti e studenti dell’Università dello Stato della Bahia, Brasile, nostri ospiti per alcuni giorni.

Nicola Andrian, coordinatore ‘Progetto BEA’ – En.A.R.S.

Quando: Martedì 27 Marzo 2018 a partire 

Dove: Sede ‘Marcellino Vais’ in via dei Colli 4, a partire dalle ore 15.30.

Info: +39 335417377

segreteria@enars.it 

La partecipazione è gratuita e, considerando i posti limitati, si richiede gentilmente l’iscrizione alla mail: segreteria@enars.it (Incontro Intercultura – Inclusione, 27 marzo 2018).

Il Service Learning in una prospettiva internazionale – le esperienze del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND

Una giornata molto intensa con gli studenti del primo anno delle Facoltà di Scienze della Formazione delle Università Cattoliche di Brescia (ore 11.30) e di Milano (ore15.30).

Due seminari didattici attraverso i quali abbiamo potuto riflettere sulle prospettive internazionali della proposta pedagogica del Service Learning attraverso le esperienze del Progetto BEA e della ricerca INTEREURISLAND. L’interesse da parte di diversi studenti ci ha portati a pensare a future collaborazioni proprio in merito ad esperienze di tirocinio formativo all’estero.

Un grazie per l’invito e per l’accoglienza al Prof. Domenico Simeone e alla prof.ssa Monica Amadini.

Nicola Andrian

Don Milani, la sfida approda a Padova

Si scrive scuola, ma si legge sfida. Ed è spesso la parola sfida a contraddistinguere il processo educativo della scuola italiana, minata spesso da insidiosi ostacoli nel percorso intricato della formazione.

A tal proposito approda a Padova, in collaborazione con Enars la scuola Don Milani 2.

Da più parti si levano parole di denuncia nei confronti dei limiti di una scuola italiana che troppo spesso, affetta da una ormai cronica mancanza di fondi e risorse, dimentica i suoi alunni più deboli. 

Negli ultimi cinque anni sono più che raddoppiati gli alunni ripetenti nella scuola secondaria di primo grado. La percentuale dei ripetenti tra i non italiani è particolarmente elevata: nelle scuole primarie e secondarie oltre un alunno straniero su tre (37%) è iscritto ad una classe non corrispondente alla sua età anagrafica.

Quello della terza media rimane uno scoglio arduo, in particolare per quei tanti ragazzi che, emarginati, si ritrovano soli e sfiduciati di fronte alla sfida del successo scolastico.

É a questi ragazzi che la Fondazione Exodus nel 2010 ha rivolto l’ attenzione, promuovendo il progetto Don Milani 2, di cui oggi Enars porta a Padova l’esperienza.

I protagonisti del progetto sono ragazzi e ragazze tra i 14 e i 17 anni, molti dei quali vivono in situazioni di grave disagio sociale, in quartieri dove mancano punti di riferimento e modelli positivi, in cui è fin troppo facile scegliere la strada della criminalità.

Ogni mattina, per quattro o cinque ore, i ragazzi saggiano la possibilità di imparare la scienza, la matematica, la storia, le lingue straniere – le materie che hanno dovuto “subire” più o meno passivamente per anni – vivendo e manipolando la conoscenza attraverso l’esperienza.

La novità li affascina e presto scoprono un approccio nuovo: ecco che per suonare la batteria si devono conoscere le frazioni e per cucinare un dolce servono le proporzioni! Allo stesso modo entrano a far parte del curriculum scolastico anche materie inusuali come equitazione, vela, pugilato, teatro e danza. Ogni esperienza è un tassello per la costruzione di una visione più attiva e positiva della vita e del futuro. 

Il futuro si può cambiare. Partendo dai ragazzi, dalla loro vita e dalla loro passione.