Curso bàsico Lingua e Cultura Italianas no PPGESA DCH III/UNEB, Juazeiro, Bahia.

Caros Docentes, mestrandos e egressos o Curso Básico de Língua e Cultura Italianas volta de20 março a 17 de abril de 2019, às quartas-feiras, no Auditório Multimídia, do Departamento de Ciências Humanas – DCH, Campus III, da Universidade do Estado da Bahia – UNEB. 

O curso serà realizado pelo professor Nicola Andrian,e pelas estagiàrias Eleonora Zerbetto e Ilenia D’Attis
As inscrições serão realizadas presencialmente na Secretaria do PPGESA, das 8:00 às 12:00  e das 14:00 às 18:00, no período de 15 a 18 de março de 2019.
Reiteramos que serão disponibilizadas 25 vagas para docentes, mestrandos, egressos e técnicos do PPGESA a serem preenchidas por ordem de chegada.
Lembramos que o certificado só será emitido ao participante caso o mesmo tenha cumprido mais de 75% de frequência no curso.
Ragazzi ci vediamo presto! 😉

Equipe BEA-Intereurisland 2018/2019

Curso bàsico Lingua e Cultura Italianas no PPGESA DCH III/UNEB, Juazeiro, Bahia.

 

Caros Docentes, mestrandos e egressos o Curso Básico de Língua e Cultura Italianas volta de20 março a 17 de abril de 2019, às quartas-feiras, no Auditório Multimídia, do Departamento de Ciências Humanas – DCH, Campus III, da Universidade do Estado da Bahia – UNEB. 

O curso serà realizado pelo professor Nicola Andrian,e pelas estagiàrias Eleonora Zerbetto e Ilenia D’Attis
As inscrições serão realizadas presencialmente na Secretaria do PPGESA, das 8:00 às 12:00  e das 14:00 às 18:00, no período de 15 a 18 de março de 2019.
Reiteramos que serão disponibilizadas 25 vagas para docentes, mestrandos, egressos e técnicos do PPGESA a serem preenchidas por ordem de chegada.
Lembramos que o certificado só será emitido ao participante caso o mesmo tenha cumprido mais de 75% de frequência no curso.
Ragazzi ci vediamo presto! 😉
Equipe BEA-Intereurisland 2018/2019

Una cultura dell’incontro e del dialogo – Global Village AIESEC

Store di viaggi, di volontariato, oggetti, materiale informativo, cibo, musiche e danze  per una cultura dell’incontro e del dialogo … dal Locale al Globale (Argentina, Perù, Italia e Brasile)
Global Village è un evento organizzato da “AIESEC Vale do São Francisco” (Associazione studentesca presente in 126 paesi al mondo), con la partecipazione di INTEREURISLAND e Progetto BEA con la partecipazione di Eleonora Zerbetto e Ilenia D’Attis fra i diversi studenti in mobilità internazionale da Argentina, Perù e Brasile.

Eleonora Zerbetto allo Stand dell’Italia

Dalla samba de Veio dell’Isola di Massangano (Petrolina, Pernambuco, Brasile) alla Pizzica della Puglia, Italia.

Gruppo di Samba de Veio dell’Isola di Massangano
La Pizzica con Ilenia D’Attis

Grazie, Nicola Andrian

Il Concerto Finale, cantando, fra le altre, ‘O bella Ciao’ e ‘Guantanamera’

Compagnia Initinere si prepara per la prova costume

L’estate è ormai alle porte e la voglia di fare un tuffo in acqua comincia a stuzzicare anche gli istinti più razionali. Talvolta, però, anche la la nostra anima ha bisogno di una bella immersione in un mare di divertimento, gioco, cultura, benessere. La soluzione? La rassegna teatrale estiva di Selvazzanospazioteatro, all’interno della quale la nostra Compagnia Initinere, partner di Enars, sta preparando un programma artistico per tutti i gusti con lo scopo di compiere insieme un viaggio che non vi lascerà soli. Anche in pantaloncini e maglietta. Il comune di Selvazzano Dentro si fa promotore di una nuova forma di cultura, il Teatro per il sociale, poliedrica rassegna artistica che unisce spettacoli locali, professionali e associazioni culturali.

Per poter divertire, riflettere, allietare, creare benessere. Nel Dicembre 2013, Enoch Soranzo e Giovanna Rossi, rispettivamente sindaco e assessore alla cultura di Selvazzano Dentro, hanno dato voce all’entusiasmo per la rassegna in merito: Care Concittadine e cari Concittadini, anche quest’anno il contenitore teatrale SelvazzanoSpazioTeatro ritorna ad allietare i nostri sabati invernali a partire dall’11 gennaio 2014. Siamo particolarmente orgogliosi che questa esperienza abbia portato dei buoni frutti perché abbiamo creduto, fin dall’inizio, che attraverso il teatro si valorizzi, si promuova e si faccia crescere una parte importante del tessuto culturale del nostro territorio. In questi anni la passione per il teatro si è diffusa e con orgoglio possiamo dire che tanti bambini, ragazzi e adulti frequentano ora con piacere i corsi di teatro così come le precedenti rassegne hanno moltiplicato di anno in anno le presenze del pubblico.

Quest’anno poi molte esperienze locali si integrano con splendidi spettacoli professionali. Infatti nelle prime serate della programmazione ospitiamo due giovani attrici che nel 2013 hanno vinto, grazie al loro talento e alla loro dedizione, due premi prestigiosi; a seguire uno spettacolo che in estate ha raccolto grandi consensi di pubblico; vi sono poi le prime produzioni di SelvazzanoSpazioTeatro sotto la formula “open stage” e “reading” e a chiudere la rassegna un nuovo appuntamento con il Teatro per il sociale.

Alla sua seconda edizione, il Teatro per il Sociale è una vera e propria vetrina del teatro amatoriale, un’esperienza essenziale della cultura popolare il cui ricavato è interamente devoluto ad associazioni o cooperative che operano per il bene comune. Il teatro si mette al centro della nostra attenzione portando cultura, divertimento, educazione e socialità grazie anche alla costante e fruttuosa collaborazione con l’associazione In ludis, diretta dal nostro concittadino Attilio Gallo che quest’anno lavora in partnership con Enars (associazione di promozione sociale) e con il Teatro Instabile di Selvazzano, dove molti altri Selvazzanesi portano il loro prezioso contributo. Insomma, il teatro come promotore sociale non è mica cosa da tutti i giorni. E come dicono i nostri itineranti, la cultura lascia il segno. Non solo quello del costume.

Per news e aggiornamenti consultare:

www.compagniainitinere.it

www.selvazzanospazioteatro.it

Una cultura dell’incontro e del dialogo – Global Village AIESEC

Store di viaggi, di volontariato, oggetti, materiale informativo, cibo, musiche e danze  per una cultura dell’incontro e del dialogo … dal Locale al Globale (Argentina, Perù, Italia e Brasile)
Global Village è un evento organizzato da “AIESEC Vale do São Francisco” (Associazione studentesca presente in 126 paesi al mondo), con la partecipazione di INTEREURISLAND e Progetto BEA con la partecipazione di Eleonora Zerbetto e Ilenia D’Attis fra i diversi studenti in mobilità internazionale da Argentina, Perù e Brasile.

Eleonora Zerbetto allo Stand dell’Italia

Dalla samba de Veio dell’Isola di Massangano (Petrolina, Pernambuco, Brasile) alla Pizzica della Puglia, Italia.

Gruppo di Samba de Veio dell’Isola di Massangano
La Pizzica con Ilenia D’Attis

Grazie, Nicola Andrian

Il Concerto Finale, cantando, fra le altre, ‘O bella Ciao’ e ‘Guantanamera’

EUREKA! 5 nuove lauree INTEREURISLAND – BEA. le prime 3 del Dipartimento di Scienze Umane III, UNEB in Brasile. Parabéns Meninas

14 Dicembre 2018, al Consorzio Universitario Rovigo, sono state proclamate Dott.sse in Scienze dell’Educazione e della Formazione: Sara Fornaro e Beatrice Aiello, con le seguenti Tesi di Laurea (Corso di laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione FISPPA/UNIPD):
‘Il concetto di Empowerment alla Pastoral da Mulher in Juazeiro della Bahia, Brasile. Esperienza di tirocinio formativo con donne in situazione di prostituzione.’ (Sara F.)
‘Un’esperienza formativa attraverso la proposta pedagogica del Service Learning. Il mio tirocinio alla FUNASE CASEM di Petrolina-PE, Brasile.’ (Beatrice A.)

11 Gennaio 2019, As primeiras 3 estudantes brasileiras do programa INTEREURISLAND.
Al Dipartimento di Scienze Umane UNEB di Juazeiro-BA, Brasile, sono state proclamate Pedagogiste: Gemima Fernanda, Allicia Silva Cabral e Luana Canário, con le seguenti Tesi di Laurea (Laurea quadriennale in Pedagogia, “Docência e Gestão dos processos educativos” – Dipartimento di Scienze Umane III/UNEB, Brasile):
‘Linux Educacional: Uma abordagem para a prática da interdisciplinariedade’ (Gemima F.)
‘Educação Socioambiental: Formação ecológica dos estudantes do Ensino Fundamental I. (Allicia C.)
‘Escolas diferenciadas: Uma nova perspectiva de ensino’ (Luana C.)
Parabéééns Meninas,
Nicola A.

BREMAR e Paraiba Construção apoiam o Progetto BEA

Um agradecimento especial ao senhor Marinaldo Dantas e as empresas BREMAR e Paraíba Constução pelo apoio ao Progetto BEA com a doação de R$ 1.000,00 para as despesas do ano de 2018.

 

Gratidão, Nicola Andrian

… alla Festa provinciale del Volontariato e della Solidarietà, in Prato della Valle a Padova

Una giornata all’insegna dell’incontro, del dialogo interculturale e del servizio gratuito, nella meravigliosa cornice del Prato della Valle, all’interno della Festa del Volontariato e della solidarietà del 2018.

Il Gruppo En.A.R.S.

Si respira il mondo e il desiderio di sviluppare attività che provochino cambiamento, maturazione, sviluppo sostenibile. Un mondo, quello del volontariato, che, pur con i limiti e le difficoltà riscontrate, è in cammino, si muove.

Ci siamo come En.A.R.S., Enzima Attivo per Reti di Significati (www.enars.it ), con giochi realizzati con materiale di riciclaggio ..

e ci siamo come Progetto BEA, attraverso un incontro di condivisione dell’esperienza vissuta in Brasile dall’equipe 2018 e di formazione e orientamento per le prossime equipe (2018/2019 in partenza ad inizio di novembre di quest’anno e 2019 in partenza a fine luglio del prossimo anno).

Si parla anche di Service Learning, la proposta pedagogica adottata del progetto per lo svolgimento delle attività a Petrolina, Brasile), che propone alle studentesse e studenti coinvolte/i un cammino di formazione/apprendimento e di servizio solidale alla comunità.
Grazie a tutti … anche al Sole … e un grande Abbraccio …Volontario e Gratuito!!!
Nicola Andrian

PERCHÈ, COSA e DOVE? Report finale dell’esperienza di tirocinio formativo all’estero di Giacomo Longo FISPPA, UNIPD

“Io ho bisogno di una rivoluzione copernicana nella mia vita”
(J.T.T.)
Un momento del laboratorio di Calcio a 5 alla FUNASE CASE di Petrolina-PE.
Tutto ha avuto inizio nel marzo 2017; ricordo ancora la voglia che avevo di iniziare questa esperienza che sapevo mi avrebbe dato moltissimo. In particolare ricordo la prima video chiamata che ho fatto con il responsabile del Progetto BEA, Nicola Andrian, che in quel periodo si trovava in Brasile. Era così forte il desiderio di partire che ho segnato in agenda questa ‘possibile esperienza’ come un obiettivo da realizzare (per il successivo anno accademico), anche per paura di non riuscire a trovare il coraggio e la forza di affrontare tutto quello che era necessario affrontare per vivere, di fatto, questi tre mesi e mezzo di mobilità.

Un incontro di orientamento e formazione pre partenza al CUR Rovigo, Italia,
con la partecipazione delle studentesse brasiliane del DCH III UNEB, in mobilità.


Piano piano durante il secondo anno di università questo mio desiderio ha preso vita attraverso la partecipazione a diversi incontri di orientamento e formazione pre-partenza sia all’università a Rovigo che nella sede dell’En.A.R.S., l’associazione di promozione sociale di Padova che promuove il Progetto BEA.

Alla fine ce l’ho fatta e … il pomeriggio del 2 aprile 2018 sono partito per il Brasile.

Sono salito sull’aereo che mi portava in scalo a Lisbona, dove siamo rimasti per 18 ore. Il giorno seguente ho preso il primo volo intercontinentale della mia vita, che mi avrebbe portato a Recife, la capitale dello Stato del Pernambuco, nella regione nord-est. Infine ho preso un volo interno che mi ha portato a destinazione, nella città di Petrolina, sempre in Pernambuco, per un totale di circa 30 ore di viaggio.

Il Fiume São Francisco e vista della Orla di Petrolina-PE

Sono arrivato la notte del 04 aprile, stremato, e quella prima notte sono stato ospite, assieme alle mie colleghe e compagne di viaggio Beatrice A., Sara F. e Ludovica F., a casa di Allicia C., una delle due studentesse brasiliane che qualche mese prima avevano concluso il loro scambio in Italia attraverso la ricerca INTEREURISLAND.

Quella stessa notte non ho realizzato di essere a circa 8600 km da casa, di essere in Brasile; si, proprio io, che un anno prima stavo solo sperando di arrivare, solo immaginando di partecipare a questo progetto. A partire da quella notte tutto sarebbe diventato realtà. Fra le diverse attività previste dal progetto, oltre a quelle specifiche di tirocinio formativo, avrei frequentato il corso di “Dinamiche di gruppo e relazioni interpersonali” al Dipartimento di Scienze Umane III, dell’Università dello Stato della Bahia – UNEB e sarei stato facilitatore al corso di lingua e cultura italiane all’Università Federale UNIVASF.
Una delle prime sensazioni forti che ho provato qui in Brasile è stata quella di essere ‘lo straniero’, di sentirmi gli occhi puntati addosso con la sensazione che chi mi incontrasse capisse subito che non ero brasiliano. Ironicamente pensavo: “tu europeo sei l’ ‘Altro’, com’è possibile? L’Europa non è al centro del Mondo?
Sentirsi l’ ‘Altro’, lo straniero, mi ha fatto rendere conto di quanto il punto di vista possa mudare la realtà; provare per credere, finché non la vivi, non puoi capire.
Dal giorno di arrivo sono passate 2 settimane all’incirca prima che potessi iniziare il tirocinio vero e proprio e, finalmente, il 19 aprile ho presentato i miei obiettivi formativi al coordinatore pedagogico dell’ente che mi ha ospitato in questi mesi: il ‘FUNASE Case’, un centro di reclusione di una fondazione socio-educativa dello Stato del Pernambuco, che opera con adolescenti in condizioni di conflitto con la legge attraverso percorsi di scolarizzazione e rieducazione.
La presentazione dei miei obiettivi formativi e una riflessione assieme, anche sulla base dei bisogni e delle necessità dell’ente in merito all’ambito educativo / ri-educativo, è uno dei momenti più delicati e significativi del ciclo del Service Learning che ho seguito per lo sviluppo delle diverse attività di tirocinio attraverso il Progetto BEA. 

I MIEI OBIETTIVI AUTO-FORMATIVI

Nello stendere il progetto di tirocinio, presentato prima della partenza all’ufficio Stage dell’Università di Padova, ho deciso di dividere i miei obiettivi auto-formativi in tre aree (sapere, saper essere e saper fare) in modo tale da poterli sviluppare nel miglior modo possibile e poter sviluppare riflessioni specifiche sia su conoscenze, che tecniche e abilità acquisite durante questi tre mesi di tirocinio.

SAPERE:
  • Conoscere una nuova lingua e una nuova cultura;
  • Acquisire conoscimento teorico e pratico sul metodo del “Service Learning’
SAPER ESSERE:
  • Tentare di intendere la complessità delle relazioni che svilupperò con gli adolescenti accolti nella “FUNASE Case” e farle crescere nel miglior modo possibile;
  • Riconoscere i limiti presenti nel contesto e nella mia persona per permettere una migliore apertura mentale e un approccio empatico rispetto alle differenti situazioni;
  • Migliorare le mie capacità di ascolto in ambito educativo per agevolare una migliore relazione educativa con gli adolescenti che incontrerò.
SAPER FARE:
  • Aumentare, sviluppare, acquisire nuove abilità e strategie educative e implementarle attraverso il mio tirocinio all’interno della “FUNASE Case”;
  • Apprendere a lavorare con l’equipe tecnica presente dentro l’istituzione in modo tale da acquisire e aumentare abilità e competenze trasversali utili per il mio tirocinio e la mia probabile proposta di progetto personale.
“FUNASE Case” DOVE SONO?

Finalmente inizio…
Ricordo benissimo che la prima volta che sono entrato alla ‘FUNASE Case’ ho provato ansia ‘a mille’ e continuavo a ripetermi ‘paranoie mentali’ del tipo “riuscirò mai a proporre un’attività? Riuscirò a creare relazioni? Sarò accettato da tutti? Io non ho mai fatto l’educatore, come mi devo approcciare? Devo comportarmi in modo naturale? Devo trattenermi? Che ci faccio qui? E con il portoghese come farò? I ragazzi mi capiranno quando parlerò? Mi prenderanno in giro per come parlo? E l’equipe tecnica? Mi capirà? Mi accetterà?”.
Equipe Progetto BEA e INTEREURISLAND 2018
assieme ai coordinatori pedagogici del FUNASE CASE


Nonostante questa sorta di ‘delirio mentale’ ho iniziato il mio tirocinio attraverso una prima fase di osservazione (osservazione partecipante) e conoscenza reciproca. Fra le diverse attività ho accompagnato il coordinatore pedagogico dell’ente nei colloqui settimanali con gli adolescenti accolti, ho partecipato sia alle lezioni nella scuola all’interno della struttura, affiancando i professori di diverse materie, che al corso pomeridiano di informatica e al laboratorio di musica.

Piano piano ho iniziato a conoscere gli adolescenti anche se, in realtà, fin da subito, con la maggior parte di loro il dialogo si è creato spontaneamente; erano loro che mi cercavano, e, non dovendo attuare grandi strategie per avvicinarmi, ho deciso di essere piuttosto spontaneo, naturale, alle volte anche troppo, dico la verità.
Molte volte ho rischiato di atteggiarmi e sentirmi un po’ troppo amico e confidente degli stessi adolescenti che mi circondavano. All’inizio, infatti, vedevo tutto molto inconsciamente, non mi rendevo veramente conto delle storie di vita che stavo incontrando e mi sembravano ‘normali’ adolescenti, certamente molto agitati. Chi si sarebbe mai aspettato, infatti, un inizio così carico di sguardi sorridenti e ‘partitelle’ a calcetto durante i momenti di intervallo fra le diverse lezioni o attività? io di certo no.
In questa prima fase sono riuscito a proporre una lezione di cultura Italiana, parlando in portoghese e con loro che mi ascoltavano, che mi domandavano chiarimenti, che si incuriosivano.
Tutte le ‘paranoie iniziali’ sembravano svanite, ogni mattina partivo fra le 7:30 e le 8:00 e raggiungevo, in bicicletta, la ‘FUNASE Case’, pronto ad affrontare ogni giornata con il sorriso, la carica giusta, la voglia di scoprire, di conoscere nuovi ragazzi, di parlare con loro, di creare relazioni forti e segnanti.

IL LABORATORIO DI CALCIO A 5
Tra sconforto e soddisfazione

Verso la metà di giugno, a seguito della prima fase di osservazione partecipante, ho presentato il ‘laboratorio di calcio a 5’, pensato e proposto con l’interesse di sviluppare i miei obiettivi formativi e di seguire le richieste specifiche che l’ente mi aveva fatto.
Dei circa quaranta adolescenti accolti in quel periodo, hanno aderito in trentuno. Felicità alle stelle perché sapevo di suscitare l’interesse di molti, ma non pensavo di così tanti. 

La presentazione del ‘Laboratorio’
assieme al coordinatore pedagogico Ilson Borges


Ricordo con lucidità il momento in cui ho presentato la mia attività di fronte a trentun ragazzi che mi ascoltavano. Ero molto agitato e mi ero preparato un piccolo discorso. Ricordo gli sguardi degli adolescenti, alcuni a bocca aperta, con le gambe che si muovevano, quasi pronti a partire subito con l’attività in campo. Ho chiarito loro che si sarebbe trattato di un vero e proprio allenamento e non solo di partite come eravamo soliti fare durante gli intervalli. Mi sembravano tutti estremamente convinti e pronti a iniziare.

Con la prospettiva di sviluppare la Tesi di laurea sull’esperienza di tirocinio, nei giorni seguenti li ho intervistati uno ad uno ponendo loro delle semplici domande che mi permettessero di raccogliere informazioni sulle loro esperienze calcistiche e, quindi, sul loro rapporto con questa specifica attività sportiva e sulle loro idee rispetto alle regole (in particolare al rispetto delle regole), al gruppo e al rispetto degli altri partecipanti. Concetti che ho ritenuto importanti in merito alla ‘relazione educativa’ anche in rapporto a ciò che stavamo affrontando dal punto di vista teorico all’università.
Qualche giorno dopo abbiamo iniziato le attività in campo e, per riassumere ciò che ho provato, la parola più adatta può sicuramente essere: disperazione. I concetti di allenamento e di sforzo per raggiungere un obiettivo mi sembravano totalmente estranei al loro modo di pensare e di agire.

Un momento del laboratorio di Calcio a 5 alla FUNASE CASE di Petrolina-PE.

Sentivo di aver bisogno di altri 4 mesi, almeno, per riuscire ad ottenere qualche risultato ma mi sono accordo che, forse, stavo pretendendo troppo.  In itinere, quindi, ho deciso di proporre un momento di riflessione con gli adolescenti per ridimensionare la proposta e trovare assieme un compromesso. Ho negoziato con loro rendendoli partecipi il più possibile e creando delle alleanze all’interno dei gruppi. Finalmente ha iniziato a funzionare e in particolare potevo vedere l’interesse da parte di molti di loro.

Lo sconforto iniziale, che mi aveva portato a chiedermi seriamente se volessi proseguire in questa direzione e con questo laboratorio, era stato superato e ho concluso le attività pensando che mi sarebbe piaciuto rimanere li un altro anno intero per continuare la mia ricerca sul campo e vedere effettivamente con quanti ragazzi sarei riuscito a continuare il percorso.

Alcuni di loro, infatti, avevano abbandonato il laboratorio e qualcuno, successivamente, era arrivato a chiedermi con insistenza di poter riprendere.

Uno degli aspetti che ho cercato di osservare e analizzare attraverso il laboratorio è stato il rispetto delle regole, non solo del gioco in sé ma in particolare delle regole che io avevo stabilito per le attività pratiche, in modo tale da ottenere una migliore efficacia ed efficienza, e di quelle relative al piano relazionale, in merito al gruppo e al concetto di squadra.
Alla fine posso dire che la persona che ha imparato di più da questo laboratorio sono  stato proprio io; questi incredibili ragazzi mi hanno insegnato a lavorare con metodo, mi hanno insegnato l’arte della mediazione e della negoziazione degli obiettivi, mi hanno insegnato a crearmi alleanze che mi potessero aiutare, mi hanno insegnato ad ascoltare e a dire di no, a porre e mantenere limiti anche con chi avevo stretto i migliori rapporti fuori dal campo.
Li, infatti, dentro al campo da gioco, le regole erano uguali per tutti con nessuna eccezione e, credetemi, non è stato per niente facile considerando le forti relazioni che avevo instaurato con molti di loro. Tutto questo mi ha portato a riflettere in modo particolare sul concetto teorico e pratico del ‘limite’ nella relazione educativa.

DEVI SAPERTENE ANDARE, “DESPEDIDA”

Arriva il momento di andartene…
Come momento di chiusura delle attività svolte durante questi mesi, assieme all’equipe del FUNASE Case ho organizzato un pomeriggio di pizza e musica dal vivo con gli adolescenti e gli operatori. Il luogo scelto é stato il cortile interno alle celle dove c’era anche lo spazio e i tavoli per mangiare. Non tutti si sono alzati per la preparazione della pizza, alcuni sono rimasti ai piedi delle celle a guardare, altri a lato del corridoio di sinistra, sempre molto vicini alle celle e seduti sulle sedie, con le braccia incrociate e le labbra volte verso il basso, con gli sguardi che andavano e tornavano.

Un momento della ‘Despedida’

Fra tutti loro, una ventina mi seguiva a ruota. Mentre sudavo, fra una pizza e l’altra, sentivo mille voci, sentivo il mondo girare, mi sentivo toccare, urlare nelle orecchie, vedevo sguardi pieni, occhi spalancati e sorrisi che non posso dimenticare. Ero soddisfatto, fiero di me e di loro e allo stesso tempo triste perché me ne stavo andando. Mi sentivo ‘vita’, felice e spensierato. Una felicità che non si prova molto spesso. Penso, infatti, che ci siano poche occasioni nella vita di sentirsi estremamente tristi ed estremamente felici nello stesso preciso istante e quel momento, per me, è uno di quelli che adesso è segnato nella mia storia personale.
La sensazione di storie di vite che si sono incrociate e che, molto probabilmente, non si incroceranno più. Ho la chiara percezione che ciò che porto con me è molto di più di un semplice tirocinio; è relazione, è felicità e tristezza, sconforto e soddisfazione, dolore e gioia, inizio e fine.

Sentirsi alzati in aria da venti dei ragazzi che hai conosciuto in tre mesi è soddisfacente, lo è incredibilmente, vedere i loro occhi luccicare come i miei, vedere che il tuo lavoro non è stato vano, sperare di aver lasciato qualcosa di grande, sperare di essere stato un esempio positivo, sperare di essere non solo stagista ma anche amico e confidente. In ogni caso sentire che il percorso è stato veramente formativo, sia dal punto di vista professionale che umano.
Tutto questo, in realtà, per me è stata “rivoluzione”. Sono partito e non sapevo a cosa andavo incontro, non sapevo cosa stavo cercando, forse me stesso, forse un posto nel mondo. Ora, alla fine, ho trovato risposte?
Ancora non lo so. Non penso esistano risposte definitive a queste domande e dal canto mio ho imparato a sentirmi consapevole del mio potenziale, ad essere umano in ambito professionale, ho imparato ad ascoltarmi ed ascoltare, ho imparato a non dare nulla per scontato, a credere in quello che in cui sogno. Fra il provare ad avvicinarsi e il non farlo affatto c’è una bella differenza. Io ci provo.

“Tutte le idee che hanno enormi conseguenze
sono sempre idee semplici” (Lev Tolstoj)
Equipe 2018 alla Chapada Diamantina


RINGRAZIAMENTI

Ringrazio le mie “tres mulheres”, le mie tre compagne di viaggio, Beatrice, mia coinquilina e consulente personale per questi tre mesi e mezzo, è stata dura ma ce l’abbiamo fatta.
Sara e Ludovica, colleghe ‘bahiane’, mediatrici infallibili e portatrici di aria Zen.

Ringrazio il Progetto Bea, l’Enars Padova, ente promotore di tale progetto, il mio ente di tirocinio “FUNASE CASE” e il coordinatore Nicola Andrian che ha permetto che tutto questo si realizzasse.
Ovviamente i ringraziamenti non sono mai abbastanza quindi ringrazio anche le università brasiliane, UNEB e UNIVASF e tutte le persone che ho incontrato, che hanno potuto farmi crescere e vivere questa esperienza formativa nel migliore dei modi.
“Até a próxima”!

Giacomo Longo
Corso di Studio in Scienze dell’Educazione e della Formazione FISPPA, UNIPD, sede di Rovigo.